NICOLETTA PISANU
Cronaca

Gomorra lomellina, via al processo: riti abbreviati e patteggiamenti

Pavia, in 18 sono comparsi davanti al Gup: da valutare le parti civili

OPERAZIONE Immagini e intercettazioni raccolte nelle indagini

Pavia, 25 gennaio 2017 - Si è aperto ieri mattina davanti al Gup di Pavia il processo per diciotto indagati dell’inchiesta Cave Canem, che a luglio 2016 aveva portato a smantellare la cosiddetta Gomorra lomellina (24 erano stati gli arresti totali quel giorno). L’accusa è di aver partecipato a un’associazione per delinquere dedita a estorsioni, incendi dolosi e traffico d’armi. Hanno scelto il rito abbreviato Pietro Bongiovanni, Angelo Colombini, Antonio Canale, Michele Castelbuono, Marino Faletti, Giuseppe Fino, Adriano Merlin, Andrea Merlin, Massimo Merlin, Jonathan Peragine, Gionata Pironato, Natalino Renati, Simone Savà, Vincenzo Spangaro, Chiriam Todaro, Nicola Todaro, Salvatore Todaro ed Engi Vinotti. Un diciannovesimo indagato, Roberto Feratti, affronta invece il giudizio immediato. Gli altri coinvolti nella maxi inchiesta, circa una ventina di persone, sono tuttora sotto indagine e le loro posizioni sono ancora da valutare. Durante l’udienza ieri è stato disposto il rinvio della seduta al 17 febbraio per due motivi. Innanzitutto, alcuni avvocati difensori hanno avanzato per la prima volta in quella sede la proposta di patteggiamento per i loro assistiti. Questo rito alternativo prevede l’accordo tra le parti, necessario quindi l’incontro con il pubblico ministero, che non era ancora stato concordato perché la proposta è stata avanzata solo ieri mattina e non in precedenza. Qualora la richiesta di patteggiamento venga accolta, passerà al vaglio del Gup, che stabilirà se la pena indicata sia adeguata oppure riterrà di rigettare l’istanza. Inoltre, nell’udienza fissata verrà valutata la costituzione delle parti civili. Si sono fatti avanti, oltre a privati, anche alcuni enti assicurativi. Il legale Fabio Eugenio Santopietro, che difende alcuni degli imputati, ha sollevato in proposito un’eccezione, ritenendo inopportuno che non fossero state prodotte copie delle richieste di costituzione nè avvisi indirizzati agli interessati, non dando modo così ai legali di valutare le posizioni ed entrare nel merito. Il Gup quindi si è riservato di valutare le richieste di costituzione nella prossima udienza.

Tre indagati erano già comparsi davanti alla corte, in quel caso al giudice monocratico del tribunale di Pavia per un filone d’inchiesta legato sempre alle indagini relative a Cave canem. Durante le perquisizioni svolte dai carabinieri a luglio, quando era scattato il blitz che aveva portato agli arresti dei coinvolti, erano state trovati armi e droga. Così erano scattate nuove accuse per Andrea Di Meo, Nicola Todaro e Jonathan Peragine: i primi due erano stati condannati per direttissima a un anno di reclusione, il terzo a un anno e sei mesi. La difesa ha impugnato la sentenza e ora si attende la fissazione dell’udienza in Appello a Milano. È possibile che in secondo grado venga disposto il ricongiungimento di questa vicenda processuale al filone principale dell’inchiesta.