
Egiziano ammazzato e carbonizzato Sopralluogo dei Ris nel casolare
Una serie di accertamenti irripetibili sono stati l’oggetto dell’incidente probatorio avvenuto ieri mattina nel casolare di Cassolnovo dove l’11 gennaio scorso è stato ucciso a colpi di fucile e pistola Mohamed Ibrahim Mansour, egiziano di 43 anni, il cui corpo è stato poi dato alle fiamme nella sua auto nelle campagne al confine tra Gambolò e Vigevano, nei pressi della frazione Morsella. Ad effettuarli è stato il personale del Ris dei carabinieri che ha utilizzato anche un drone. Si cercherebbe anche un’auto di grossa cilindrata, probabilmente quella con la quale i killer hanno lasciato il luogo dove è stata abbandonata in fiamme la Audi A3 dell’egiziano. I rilievi si sono protratti per tutta la mattinata. Per l’omicidio di Mansour i carabinieri hanno arrestato i fratelli Massimo e Claudio Rondinelli, 34 e 39 anni e Luigi D’Alessandro, 37 anni, compagno della loro sorella maggiore. Da un’altra sorella, quattro anni fa, Mansour aveva avuto una figlia. E proprio attorno al suo affidamento potrebbe essere maturato l’efferato delitto. L’egiziano avrebbe fatto pressioni per avere l’immobile di Cassolnovo e così attestare una condizione economica solida e chiedere l’affidamento della piccola. Un progetto che i congiunti della sua ex-compagna non hanno però condiviso. Nell’inchiesta potrebbero entrare, forse già nelle prossime ore, altre persone. Umberto Zanichelli