"Dubbi su questa donna Li avevo già dall’inizio"

Katia Criscuolo, figlia di Gigi Bici: non so se sia responsabile della morte di mio padre. Ma spero che chiunque l’abbia ucciso possa pagare

di Manuela Marziani

"Ho saputo di questa donna soltanto tre giorni dopo la scomparsa di mio padre". Katia Criscuolo, la figlia di Gigi Bici più legata al padre, quella che aveva lanciato appelli per ritrovarlo non sapeva che il padre stesse aiutando una donna. "Me l’ha detto un ragazzo" ha aggiunto. In casa, invece, il 60enne ne avrebbe parlato raccontando di una persona di sesso femminile conosciuta a giugno dello scorso anno attraverso un amico comune al quale Barbara Pasetti si era rivolta per avere protezione. Aveva paura che il marito potesse farle del male e Gigi, forte, prestante e soprattutto molto buono, rappresentava la persona ideale per proteggerla. Ma proprio quando il commerciante era diventato fragile, a causa di un intervento chirurgico al ginocchio, è scattata quella che oggi sembra una trappola. Quell’8 novembre, uno dei primi giorni in cui Gigi aveva ripreso a guidare, ha ricevuto una telefonata, un Sos partito da Calignano. L’uomo non avrebbe voluto andare da solo all’appuntamento, aveva cercato qualcuno che lo accompagnasse, purtroppo però nessuno era disponibile. Così con la sua auto e le stampelle che gli servivano per spostarsi nell’abitacolo ha raggiunto Calignano senza fare più rientro a casa. Oltre 20 giorni dopo la sua scomparsa, la famiglia ha ricevuto la prima richiesta di denaro. La prima lettera è stata recapitata a casa di Gigi, in viale Canton Ticino e chiedeva ai familiari 100mila euro per la liberazione del congiunto.

I Criscuolo non hanno assecondato la richiesta e hanno informato la polizia. Poi sono arrivate altre lettere. "La prima a me è arrivata il 1° dicembre e la seconda il 5 – ha detto Katia –. Non le ho mai lette, non so che cosa ci sia scritto. Ho ricevuto però una telefonata da una donna che sembrava avere un accento straniero secondo la quale avrei trovato una lettera di mio padre in una cabina telefonica, mi sono precipitata e inizialmente non l’avevo trovata. Sono stati gli inquirenti dopo a scovarla. La seconda lettera, invece, mi è arrivata il 5 dicembre. Sempre una donna mi ha chiamata e per farmi sapere che c’era una missiva sotto lo zerbino di una chiesa e ha aggiunto: “Poi prendi tu provvedimenti“. Quando siamo arrivati la chiesa era chiusa, io non ero convinta che non avesse lasciato nessuna lettera, così il giorno dopo sono andata da sola e ho trovato la missiva che ho nuovamente consegnato agli inquirenti".

Ma perché chiedere un riscatto a una famiglia che non è particolarmente facoltosa? Luigi Criscuolo nella sua vita ha fatto diversi lavori per crescere i suoi quattro figli e non navigava nell’oro. Barbara Pasetti, invece, ha possibilità economiche decisamente diverse, una bella casa ricavata in un monastero ristrutturato. Ora a Katia rimane soprattutto il rimorso per non aver potuto aiutare il padre. "L’ho accompagnato in auto per 15 giorni dopo il suo intervento – ha raccontato – soltanto quando il medico gli ha detto che poteva tornare a guidare, è andato da solo. Non lo avesse mai fatto. Quando io ero piccola e mio padre faceva il buttafuori in discoteca, mi portava con lui. Guai, però, se qualcuno provava ad attaccare brighe, io mi mettevo in mezzo anche se ero una bambina pur di difendere mio padre". Un aiuto che in questo caso Katia non è riuscita a garantire a Gigi. "Ho avuto sempre dubbi su questa donna – ha aggiunto Katia parlando di Barbara Pasetti che nei giorni scorsi ha chiesto di parlarle – e li ho avuti dall’inizio. Non so se sia davvero responsabile di quanto accaduto a mio padre, ma spero che chi ha ucciso mio padre paghi".