"Depresso e provato dalla detenzione". Vezzoli chiede i domiciliari

Con un colpo di fucile aveva ucciso il figlio della collaboratrice domestica. Da allora, era il pomeriggio del 5 giugno 2022, Giovanni Vezzoli, 86 anni, gambolese, è detenuto in carcere. A dieci mesi dalla tragedia l’avvocato Agnese Grippa, che assiste il pensionato, presenterà un’istanza di scarcerazione: l’anziano sarebbe molto provato dal regime di detenzione e in preda ad una forte depressione.

La richiesta mira dunque agli arresti domiciliari nella sua abitazione di via Cascina Nuova Litta, attualmente sotto sequestro, dov’era avvenuto il delitto; con l’intesa che il figlio, almeno una volta alla settimana, si occuperà di alcune commissioni. Giovanni Vezzoli deve rispondere dell’omicidio volontario di Thomas Achille Mastrandrea, 42 anni, il figlio della badante di sua figlia che, con la moglie dell’uomo, si è costituita parte civile nel processo che si sta svolgendo in Corte d’Assise.

L’omicidio si era consumato al termine di una discussione tra i due uomini: la vittima era andato a prendere la madre per riportarla a casa dopo che, secondo la sua versione, Vezzoli non aveva ottemperato alla promessa di regolarizzare la sua posizione di lavoro.

Secondo la ricostruzione operata dai carabinieri, Mastrandrea si sarebbe diretto verso la camera dalla madre per aiutarla a fare i bagagli; tornando era stato affrontato da Vezzoli, che gli aveva sparato con un fucile Beretta calibro 12 causandogli ferite che erano state fatali. La scorsa settimana in aula è stata ascoltata la psicoterapeuta e criminologa Emma Grippa, consulente della difesa.

L’obiettivo della difesa è evidenziare un possibile deficit cognitivo legato all’età avanzata dell’imputato, che possa in qualche modo avere avuto un effetto sulla reazione di Vezzoli al momento del diverbio. In questo modo sembra che non si voglia puntare sull’incapacità di intendere e di volere del pensionato al momento del fatto. In questa fase però l’attenzione è concentrata sulla possibilità che, dopo un periodo così lungo di detenzione, il pensionato gambolese – che in città è molto conosciuto – possa lasciare il carcere per una collocazione più consona alla sua età e alle sue condizioni fisiche.

Umberto Zanichelli