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Covid, l'infettivologo: "Numeri allarmanti, è ancora la prima ondata"

Raffaele Bruno, direttore delle Malattie Infettive del San Matteo di Pavia: "Il virus è lo stesso di marzo"

Il professor Raffaele Bruno

Pavia, 2 novembre 2020 - "È improprio parlare di una seconda ondata di contagi di Covid-19. La prima ondata, iniziata nella scorsa primavera, di fatto non si è mai esaurita: non si sono mai verificati 40 giorni consecutivi di zero casi su tutto il territorio nazionale. Stiamo assistendo alla seconda parte della prima ondata: il virus è lo stesso di marzo".

A dichiararlo è il professor Raffaele Bruno, direttore delle Malattie Infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, uno degli ospedali in prima linea, in Lombardia e in Italia, nella lotta al coronavirus. Il professor Bruno non nasconde i suoi timori per l'esponenziale aumento di casi registrato nelle ultime settimane nel nostro Paese: "Sino ad un pò di giorni fa mi preoccupava il trend, adesso mi allarmano i numeri assoluti della pandemia. È un ritmo di contagi sempre più difficile da sostenere".

L'infettivologo del San Matteo non entra nel merito delle decisioni del Governo per cercare di frenare l'avanzata dei contagi: "I tecnici esprimono le loro opinioni, ma sono i politici poi a prendere le decisioni. Mi rendo conto che non è facile mediare le esigenze di salute pubblica con quelle economiche. Però il virus non segue la politica né le sue sue mediazioni: per fermarlo servono azioni determinate". Un aspetto positivo, in questa seconda fase della pandemia, è il calo della mortalità: "Al momento, fortunatamente, è inferiore a quella della scorsa primavera. Dobbiamo anche considerare che arriva in ospedale una maggiore eterogeneità di pazienti: non ci sono solo quelli anziani e fragili, ne abbiamo anche diversi più giovani tra i quali non mancano, purtroppo, alcuni casi gravi. A livello terapeutico seguiamo una strada consolidata grazie all'esperienza acquisita nei mesi scorsi, con l'utilizzo di un antivirale e del cortisone quando necessario, oltre al ricorso alla ventilazione con risultati migliori rispetto all'utilizzo che se ne faceva nelle fasi iniziale della pandemia".