NICOLETTA PISANU
Cronaca

Mede, delibera dell'800 vieta di arrostire castagne in strada: guerra sui social

Il sindaco scrive: "È in vigore". E su Facebook dilagano gli attacchi

caldarrostai

Mede (Pavia), 6 novembre 2018 - Una veccchia delibera, scritta con penna e calamaio, che si trasforma in polemica digitale, data in pasto alla inappellabile condanna dei social. Oggetto del contendere, la tradizione delle caldarroste. Tutto succede a Mede, piccolo centro in Lomellina, dove una ricerca negli archivi del municipio porta una nuova scoperta: Dal 1881 è vietato arrostire le castagne, colpa del fumo che dava fastidio. Il sindaco, che ha pubblicato la scoperta sul web, ritenendola una curiosità, ha invece rischiato di finire incenerito dagli strali dei commentatori del web. «Ma come, le auto e le ciminiere sì e le caldarroste no?», è stata la protesta più tenera. Feroci devono essere state le contestazioni del 1881, se è vero come si legge dai verbali, che la Giunta il 13 ottobre di quell’anno si rinunì per emettere un “provvedimento di igiene”.

Questa delibera, la numero 108 di quell’anno, è stata riportata alla luce dall’appassionato di storia Pierangelo Boccalari: «Scartabellando tra i faldoni dell’archivio ho trovato questa carta, che ho trascritto – ha raccontato –. I fumi delle caldarroste evidentemente dovevano dar molto fastidio ai cittadini, che sicuramente hanno segnalato i loro disagi al Comune».

Come in tanti paesi, anche a Mede quella delle caldarroste è una vera tradizione portata avanti nei secoli: «Alla frazione Goido la sagra del borgo che si tiene la seconda domenica di ottobre viene comunemente chiamata ancora oggi la festa del fumo, proprio per l’usanza di cuocere le castagne sulla legna», ha aggiunto lo studioso. Il sindaco dell’epoca, Gaspare Massazza, con i suoi assessori e il segretario comunale, aveva firmato il documento in cui si sottolinea che la pratica di preparare le caldarroste «dà luogo a lamenti pel fumo che viene tramandato dai bracieri e che si spande all’ingiro con incomodo dei passanti e che si introduce anche nelle case». Pertanto «l’esercizio di detta professione sia incomodo ed insalubre e per conseguenza potersi impedire».

L’attuale sindaco Giorgio Guardamagna ha commentato la scoperta, spiegando che «l’ordinanza non è mai stata revocata, quindi è vigente». Tanto è bastato perché più acre del fumo di legna scoppiasse la polemica, con i toni pacati tipici di Facebook. Solo dopo l’esplodere del caso, il primo cittadino ha precisato: «Qualcuno ha pensato mi riferissi in modo critico agli eventi in cui sono state preparate castagne in piazza, ma non è così. Mi sembrava una curiosità storica e non ci saranno multe», si è difeso. Nota di colore nella delibera già di suo pittoresca, un passaggio ambiguo in cui il Comune sembra fare ironia sui caldarrostai, dichiarando «che abbiasi ad impedire per l’avvenire che i fruttivendoli nel far cuocere le castagne sulle pubbliche vie e piazze abbiano a usare combustibili che non facciano fumo», riporta il documento. Difficile all’epoca evitarlo.