MANUELA MARZIANI
Cronaca

Cani in carcere per aiutare i detenuti

I reclusi di Torre del Gallo impareranno la professione di addestratore e a prendersi cura degli animali.

di Manuela Marziani

Sono entrati nelle strutture per anziani, negli ospedali e ora anche in carcere. Alcuni cani del canile di Voghera varcheranno il cancello di Torre del Gallo per aiutare i detenuti ad avere relazioni e imparare una professione da svolgere quando non saranno più reclusi. Parte il prossimo mese un progetto innovativo voluto dal garante provinciale dei detenuti Vanna Jahier e dal direttore generale di Ats Mara Azzi e realizzato con la collaborazione del direttore del carcere Stefania D’Agostino e il centro cinofilo Il Biancospino.

Saranno gli istruttori del centro di addestramento di Casteggio, infatti, ad entrare in carcere per insegnare ai detenuti ad occuparsi dei cani e ad addestrarli. "L’obiettivo, quando avranno terminato il loro periodo detentivo, è quello di dare agli ormai ex detenuti un titolo professionale - ha spiegato Vanna Jahier - perché possano trovare lavoro come operatori di pet therapy o addestratori". Per realizzare il progetto, con l’aiuto di Ubi banca, sono state acquistate da un’azienda di Reggio Emilia quattro cucce dotate di pannelli solari per i rigori invernali e realizzata una recinzione di 12 metri per lasciare liberi i cani e farli seguire corsi di agilità. Il primo impegno di spesa è di 30mila euro, ai quali se ne dovranno aggiungere altri per la scuola di formazione. "Il dottor Giorgio Oldani della clinica veterinaria Sant’Anna - ha aggiunto il garante provinciale dei detenuti, che proprio in questi giorni ha lasciato l’incarico per la fatica che comporta seguire tre istituti e 1.600 detenuti alcuni dei quali protetti e della sezione di alta sicurezza, ma vorrebbe continuare ad occuparsi della casa circondariale di Pavia - individuerà tra gli ospiti del canile di Voghera i cani con attitudini alla pet therapy, li sottoporrà alle vaccinazioni e poi li porterà in carcere per far cominciare loro, che non hanno un padrone e una famiglia, una nuova vita". E anche per i detenuti il rapporto può essere positivo. "L’animale non ha un atteggiamento giudicante - ha sottolineato il direttore generale di Ats, Mara Azzi - quindi i detenuti che sono stati giudicati e rischiano di esserlo ancora possono costruire con un cane un rapporto importante. Nel contempo i cani che in canile hanno rapporti spersonalizzanti, possono avere un padrone al quale legarsi. Insomma, con questo progetto si favorisce il benessere del detenuto e dell’animale". E, nel caso in cui il detenuto durante la sua libertà abbia avuto un cane, potrà portarlo con sé in carcere. "Molti - ha concluso Vanna Jahier - hanno parenti lontani e nessuno che possa prendersi cura dei loro animali".