Bocciata la Broni-Mortara: "Combattiamo dal 1969"

Comitati e Comuni si opponevano da sempre all’opera: inutile e dannosa. Ora il Consiglio di Stato ha messo la parola fine al collegamento miliardario. .

Bocciata la Broni-Mortara: "Combattiamo dal 1969"

Bocciata la Broni-Mortara: "Combattiamo dal 1969"

"Abbiamo vinto". Comitati e Amministrazioni comunali che per anni hanno combattuto contro il progetto di realizzazione della Broni-Mortara, ora esultano. Il Consiglio di Stato infatti ha respinto il ricorso presentato da Infrastrutture Lombarde, mettendo forse la parola fine in calce a un’opera pensata nel 1969. "La sentenza del Consiglio di Stato – commentano Sinistra Italiana e Alleanza Verdi Sinistra – è l’ultimo gradino. Non hanno altre possibilità per fare approvare un’opera inutile e dannosa. Non è mai stata dimostrata l’utilità, se non per i costruttori, i gestori e i trasportatori. I costi ambientali sono elevati e nessuna “opera di compensazione“ potrà mitigarli, l’autostrada attraverserebbe una zona di coltivazione di riso tra le più importanti in Italia e sottrarrebbe ettari di campi fertili con una ripercussione sulle aziende agricole e sull’indotto, con la perdita di introiti e di almeno 3mila posti di lavoro".

Nel 2016 anche il ministero dell’Ambiente aveva espresso parere negativo per il forte impatto ambientale, perché il progetto che doveva collegare l’Oltrepò con la Lomellina avrebbe cancellato mille ettari di terreni fertili, 270 ettari coltivati a riso e 142 aziende agricole. Elevato anche il costo ipotizzato, un miliardo e 300 milioni di euro stando ai calcoli fatti nel 2007 per 67 chilometri.

"Il costo dei pedaggi sarebbe sproporzionato rispetto al pesante impatto dell’opera – aggiungono gli oppositori – con un innalzamento dell’inquinamento in Pianura Padana". Ma un collegamento veloce in provincia sarebbe necessario. "Si dovrebbe potenziare il collegamento Nord-Sud e non da Est a Ovest come la Broni-Mortara. La necessità del territorio è avere collegamenti rapidi su rotaia con Milano e Pavia, misure che ci sono richieste anche dall’Europa. Ora che il progetto è cassato, entra in gioco la politica. La Regione ha fatto ricorso al Consiglio di Stato come ultima speranza per non pagare le penali. Modalità non sostenibile: non si possono concedere appalti senza che ci sia ancora l’autorizzazione. Chi pagherà ora i milioni che Sabrom chiederà alla Regione?".

La società che appartiene al Gruppo We Build (ex Impregilo) per il 60%, al Gruppo Gavio (28%) e alla Milano-Serravalle (12%) aveva creduto nel progetto investendo 50 milioni e sono andati persi i fondi per una superstrada che collegasse l’Oltrepò e la tangenziale di Pavia finanziata nel 2002 con 170,5 milioni.

Manuela Marziani