È stata fissata per martedì l’udienza davanti al Gip di Pavia per valutare la richiesta avanzata dalla Procura di proroga della custodia cautelare per Liliana Barone, quarantacinquenne accusata di omicidio in relazione alla morte dello zio acquisito Carlo Gatti, ottantanove anni, con cui abitava a Colli Verdi. Barone si trova in carcere da febbraio: era stata lei a trovare il corpo senza vita di Gatti e a lanciare l’allarme allertando le forze dell’ordine. Secondo la ricostruzione dei fatti raccontata dall’indagata agli inquirenti, la sera prima lei si era ritirata al piano di sopra della casa che i due condividevano, per andare a dormire. L’anziano invece era rimasto al piano terra dove si trovava la sua camera da letto. Il mattino seguente quando Barone si era svegliata ed era scesa di sotto, non vedendo lo zio l’aveva cercato, trovandolo morto. L’autopsia eseguita sul corpo di Gatti aveva indicato come causa della morte uno shock emorragico derivante da una ferita lacero contusa al capo e provocato dalle condizioni di salute dell’anziano, il quale era sottoposto a terapie farmacologiche.
La difesa di Barone, affidata all’avvocata Laura Sforzini, aveva chiesto la revoca della misura del carcere al tribunale di Milano facente funzione di tribunale del Riesame, ma l’istanza era stata respinta. La difesa aveva quindi fatto ricorso in Cassazione contro la decisione, ma la Suprema Corte a novembre esprimendosi ha dichiarato inammissibile il ricorso. Ora si attende la decisione del Gip sulla richiesta di proroga della misura: nel frattempo, le indagini per chiarire quanto accaduto a Gatti sono ancora in corso.
Nicoletta Pisanu