Altro che risaie: "Raccolti compromessi"

Già da un mese le campagne pavesi avrebbero dovuto essere sommerse d’acqua. Agricoltori costretti ad utilizzare le idrovore

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di Stefano Zanette

"Situazione drammatica è dire poco". "Spaventoso". Dai fiumi ai campi, l’acqua che non c’è sta diventando un problema sempre più evidente per gli esperti di meteorologia e dalle conseguenze pesantissime per gli agricoltori.

Ieri il livello del Po alla Becca segnava -3,30 metri sotto lo zero idrometrico, un dato già da secca estiva, che si prolunga fin dall’inverno siccitoso e senza le attese piogge primaverili.

E proprio il punto simbolo della confluenza del Ticino nel Po è diventato una meta obbligata per vedere con i propri occhi qual è la situazione della poca acqua nei fiumi.

"Non ero mai stato qui, ci sono venuto apposta – racconta Pierangelo Ferraresi, appassionato di meteorologia, originario di Arona, ieri pomeriggio sulla sabbia alla Becca – perché mi volevo rendere conto dell’effetto dell’afflusso delle acque del Ticino nel Po. È spaventoso. Sul lato a Sud del Po, ho camminato a lungo sulla sabbia, testimoniando con la geolocalizzazione della mia posizione tramite il Gps del cellulare che mi trovavo in quello che sulla mappa doveva essere quasi a metà del letto del fiume, invece non ero in barca ma a piedi e all’asciutto. E per ora di acqua nel Ticino dal lago Maggiore ne sta ancora arrivando, ma non basta per il Po così in secca".

L’effetto visivo così palese alla Becca si ripercuote sui terreni agricoli di una pianura che non è abituata a simili aridi scenari.

"Quest’anno non abbiamo avuto la possibilità di seminare il riso in acqua – spiega Stefano Ogliari, agricoltore Coldiretti – perché non ce ne era già ad aprile. Ho i terreni a Certosa e Trivolzio, facciamo parte del Consorzio Villoresi, da noi l’acqua arriva dalle “bocche alte“ del Naviglio Grande. Io già da un mese avrei dovuto avere le campagne sommerse, invece ho fatto solo una bagnatura, con la poca acqua arrivata, dovendo fare 40 chilometri con la falda ai minimi storici. Viviamo di acqua viva e colatura, dobbiamo irrigare con le idrovore, mai fatto prima, ma è una spesa ulteriore. C’è chi ha già il raccolto compromesso. Noi viviamo alla giornata, sperando che, anche se ridotta, un po’ di acqua continui ad arrivare, sia sul riso che sul mais, per salvare il salvabile: la resa sarà certamente ridotta, ma sarebbe il danno minore. Una situazione che drammatica è dire poco".

Dal Consorzio Villoresi l’ultimo aggiornamento sull’emergenza idrica riferisce di turnazioni delle erogazioni: "Attualmente il Canale Villoresi – spiega l’omonimo Consorzio – sta derivando il 63% della propria competenza, mentre la portata del Naviglio Grande è al 93%. Gli ultimi incrementi erano stati effettuati qui per rendere possibile una minima erogazione anche alle numerose “bocche alte“. La situazione nel Basso Pavese risente fortemente delle riduzioni delle erogazioni nei reticoli di monte. In particolare la portata disponibile nell’Olona Meridionale risulta molto scarsa: la derivazione irrigua si attesta a circa il 35% della sua competenza e dal 31 maggio scorso si è provveduto ad attivare per forza di cose la turnazione delle erogazioni agli utenti".

Già nel precedente aggiornamento, di settimana scorsa, veniva previsto che "l’acqua invasata nei grandi laghi si esaurirà entro una ventina di giorni al massimo". E sta continuando a non piovere. "I pochi temporali che ci sono stati – spiega ancora Ogliari – non sono serviti, anzi hanno fatto danni. C’è da preoccuparsi per il prossimo inverno, perché di cibo sugli scaffali ne arriverà davvero poco. L’emergenza è grave, ma sembra che la gente non se ne renda conto. Non sto dando colpe a nessuno, anzi si sta facendo il possibile".