Alla Lav in attesa di adozione i 61 maialini salvati in extremis

A settembre era stato scoperto l’allevamento abusivo dove rischiavano di essere abbattuti

di Umberto Zanichelli

Sono stati affidati alla sezione della Lav Oltrepò Pavese i 61 maialini che vivevano in un allevamento abusivo scoperto a settembre alla periferia di Cilavegna in seguito a un controllo effettuato dai carabinieri del Nas. Saranno loro a occuparsene in attesa che i suini vengano dati in adozione. Si tratta di un risultato importante dopo quello che, a febbraio, aveva consentito di evitare che gli animali fossero abbattuti.

"Adesso i maialini potranno essere accuditi in modo consono – fa sapere l’associazione – in attesa di trovare una nuova collocazione". Intanto sia la Lav sia l’associazione Vitadacani hanno lanciato un appello all’Amministrazione comunale di Cilavegna chiedendo che venga emessa, con un criterio di urgenza, un’ordinanza per vietare l’ingresso di nuovi animali nella superficie sequestrata e questo per evitare possibile situazioni di maltrattamento. E al tempo stesso chiedono sostegno per la cura dei suini e per garantire loro una vita senza il rischio dello sfruttamento.

L’allevamento non autorizzato era stato scoperto alla fine della scorsa estate in una zona esterna del centro lomellino. Nell’area dove vivevano i maialini oltre a quattro bovini, alcuni polli e conigli, tutti in condizioni di estremo disagio, erano stati ritrovati 600 chili di carne macellata senza autorizzazione oltre a materiale edile di scarto. A dicembre dello scorso anno il Tribunale di Pavia avevano nominato custodi degli animali salvati il sindaco di Cilavegna, Giovanna Falzone, e il comandante della Polizia locale Luciano Legnazzi. Della sussistenza degli animali si era occupata direttamente l’Amministrazione comunale con il supporto di un gruppo di volontari che preparavano i pasti.

A febbraio infine alcune associazioni animaliste, tra cui La casa di Duca e Pippi e il Centro Stalli, avevano chiesto di accelerare le procedure di adozione con l’obiettivo di evitare che i capi fossero abbattuti, chiedendo una deroga alla macellazione in virtù del riconoscimento dello stato di affezione degli animali, richiesta che era stata soddisfatta.