"Non sono albanese": Adelina si dà fuoco davanti al Viminale

La donna, che aveva fatto arrestare i suoi sfruttatori, contesta la cittadinanza posta sul suo permesso di soggiorno ("sono apolide") tentando un gesto disperato

Adelina Sejdini in ospedale

Adelina Sejdini in ospedale

Pavia, 29 ottobre 2021 – Vittima della burocrazia e disperata, Adelina Sejdini l’ex prostituta che ha fatto arrestare i suoi sfruttatori, si è data fuoco. Lo ha fatto ieri davanti al palazzo del Viminale a Roma dove era andata per risolvere l’ultimo suo problema: un permesso di soggiorno non corretto. La donna di 46 anni di origine albanese, infatti, dopo aver fatto arrestare 40 persone e averne denunciate 80, ha rifiutato la cittadinanza albanese e, non avendo ottenuto quella italiana, è un’apolide.

“Sul mio permesso di soggiorno alla voce cittadinanza ci sono tre X – dice Adelina che dopo il suo gesto è stata medicata da un’équipe del 118 e accompagnata all’ospedale Santo Spirito di Roma con ustioni piuttosto gravi -. Il dirigente dell’ufficio stranieri, invece, nell’ultimo rinnovo arbitrariamente ha deciso di togliermi le X e mettere la cittadinanza albanese. Non solo, ha anche scritto che lavoro. Di conseguenza non posso più avere i sussidi e la pensione d’invalidità che mi serve per vivere”.

Malata di cancro e in cura al San Matteo di Pavia, Adelina non può avere un’occupazione, una commissione medica l’ha riconosciuta invalida al 100%. “Ho presentato la domanda per avere una casa popolare – aggiunge la donna ora in affitto -, ma adesso me la sogno. I documenti non corrispondono più. Ho il permesso di soggiorno per due anni, ma ho davanti due anni di problemi e difficoltà. Ho provato a far presente al dirigente la mia situazione e la risposta che ho ricevuto è stata: 'Vai da un avvocato'. Non posso rivolgermi a un legale in queste condizioni. E non posso accettare la cittadinanza albanese, dal momento in cui me l’hanno scritto ho gli incubi. Mi ammazzo piuttosto”.

Ricoverata prima in terapia intensiva a Pavia perché le sue condizioni di salute già precarie si sono aggravate, la donna quando è stata dimessa ha preso un treno decisa ad andare dai funzionari del ministero dell’interno o dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per risolvere il suo problema, ma arrivata a Firenze è svenuta. I soccorritori avrebbero voluto ricoverarla in ospedale e Adelina ha rifiutato. “Volevo arrivare a Roma”. E l’ha fatto, però ha passato la notte all’ospedale San Giovanni e, nel momento in cui ha firmato per andarsene, ha raggiunto il Viminale. “A causa del G20 – racconta la donna – non ho trovato le persone che conosco e che avrebbero potuto aiutarmi. Così ho deciso di prendere un accendino e avvicinarlo a me. Non mi aspettavo che i miei vestiti prendessero fuoco così in fretta com’è accaduto. Se alcune persone non mi avessero spento le fiamme, sarei morta. Tanto se non muoio di cancro, muoio a causa degli abusi di potere perpetrati da chi mi tratta come una criminale anche se sono la legalità in persona”.