Monza dei sogni, Nevio Scala: "Sarà una grande storia"

L’allenatore che dalla serie B portò ai vertici europei il Parma chiuse la sua carriera da calciatore nel ’79/’80 vestendo proprio la casacca biancorossa

Scala ha giocato la sua ultima stagione al Monza

Scala ha giocato la sua ultima stagione al Monza

Monza, 2 ottobre 2018 "Berlusconi dove ha messo le mani ha sempre ottenuto grandi successi. Il suo arrivo al Monza è una notizia molto interessante: potrebbe essere l’inizio di una grande storia da scrivere". Una storia col marchio della serie A. Lo dice uno che di sogni se ne intende. Un allenatore che ha fatto grande in Europa una squadra partita dall’anticamera della serie A e che, guarda caso, ha giocato la sua ultima stagione come calciatore proprio a Monza, al fianco di bandiere come Daniele Massaro e Paolo Monelli.

Nevio Scala, l’allenatore capace di portare il Parma dalla serie B a vincere in pochi anni Coppa Italia, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa, sa cosa dice quando parla di provinciali. E sul nuovo Monza è pronto a scommettere. Qui ha giocato l’ultimo anno, il campionato ’79/’80, al termine di una carriera da centrocampista che, fra gli anni Sessanta e Ottanta, lo ha portato a vestire le casacche di squadre blasonate come Roma, Fiorentina, Milan e Inter, prima di appendere le scarpe al chiodo. "A Monza ho giocato con Monelli e Massaro, Alfredo Magni allenatore. Ricordo quel periodo con serenità, era il momento in cui uno deve smettere e si sente di dover dare fino alla fine – racconta Scala –. Fu un’annata di qualità, ma il Monza in quel momento non era certo al centro dell’attenzione calcistica milanese".

Una squadra schiacciata dalle milanesi, un po’ il ritratto di una città che, non potendo competere con la metropoli, ha lasciato Sant’Ambrogio fuori dalla porta scegliendo il rito del Lambro. Del suo periodo monzese Nevio Scala si ricorda il Parco, i figli che andavano a scuola, persino il brutto episodio di un’automobile che gli fu rubata in città. Oggi i suoi bambini sono uomini: Claudio, docente universitario a Bressanone, e Sacha, architetto, lavorano con lui all’azienda agricola di famiglia di Lozzo Atestino, sui Colli Euganei, dove producono vino bio con la stessa pazienza e umiltà con la quale bisogna gettare le basi per costruire una squadra. "Berlusconi e Galliani non hanno bisogno di consigli – continua Scala –. L’importante è credere nelle cose che si fanno, anche se si parte da una realtà piccola". "Non servono nemmeno tanti soldi, serve affidarsi a persone serie, umili e capaci: questa è la base per costruire un futuro importante. E la scelta dell’allenatore è fondamentale, senza voli pindarici e senza fare i fenomeni. Ciò che conta è credere fino in fondo nella possibilità che anche piccole realtà come il Parma, il Verona, il Chievo possano fare grandi cose".

"Non bisogna spaventarsi di fronte alle megapotenze – ricorda Scala –. Quando col Parma affrontavamo squadre come l’Inter o il Milan andavamo in campo con la consapevolezza che potevamo dire la nostra". La ricetta per far crescere una squadra? "Occorre che tutti siano ben amalgamati: allenatore, dirigenti, calciatori. E poi servono totale stima reciproca e motivazioni. La motivazione è fondamentale per coinvolgere i giocatori. E il Monza non deve porsi limiti ma avere un progetto di altissimo livello, costruendosi giorno per giorno. Però ci deve credere". Un po' come accade con la terra, seminando e raccogliendo stagione dopo stagione senza trucchi. "Coi miei figli abbiamo piantato un po’ di vigneti e stiamo avendo delle belle soddisfazioni anche all’estero, producendo un vino senza veleni, esattamente come dovrebbe essere il calcio anche se non sempre è così", sintetizza Scala. Ma "a Berlusconi e a Galliani non si possono dare consigli – ribadisce, scherzandoci su –. Se poi hanno bisogno di un allenatore in pensione, ne parliamo!".