Desio, Carmen Consoli e il suo rock rosa elettrico a Villa Tittoni

Appuntamento con il concerto della cantautrice questa sera alle 21.30

Carmen Consoli

Carmen Consoli

Desio (Monza Brianza), 21 giugno 2019 - La sua chitarra elettrica rosa non vibrava più come prima. E anche se nei live con chitarra acustica e archi la parabola emotiva è la stessa, ha ripreso «l’abitudine di tornare» a liberare la sua anima rock. Appuntamento questa sera (venerdì 21 giugno) al festival Parco Tittoni (biglietti a 25 euro, inizio concerto alle 21.30) con Carmen Consoli, rockeuse illuminata di una Sicilia, genuina e un po’ “fusion”. Ritmi più spinti in un “impeto ordinato” con la saggezza dell’“età un po’ più matura” a fare da metronomo. Anche se tra acustico ed elettrico, in fondo, c’è poca differenza. Perché «in realtà c’è un’esigenza unica», confessa Carmen. D’altrone, cosa c’era di più più rock a Woodstock di Joan Baez?

Benvenuto nel mondo fuori dai luoghi comuni di Carmen. È proprio questa la sua forza. Fregarsene delle convenzioni, slegarsi dai cliché: «Per non essere uguali dobbiamo sfidarci sempre, altrimenti diventiamo scecchi». Asini in siciliano. Lei non ci sta, «non l’accetto. Ho bisogno di dare nuovi percorsi alla mia vita, avere pensieri laterali. Di piatto vorrei solo la pancia». Carmen è una di noi. Onesta e sincera, come la sua musica. Con un messaggio e una carica capace di andare oltre le logiche discografiche di un allineamento commerciale. Più facile, forse. Ma «non è il successo e il denaro che comanda le scelte della mia vita - l’orgoglio di Carmen -. Non dimentichiamoci che attorno alla crocetta della farmacia c’è sempre un serpentello! Nella vita non necessariamente la scorciatoia si rivela essere la strada migliore».

E non sono frasi fatte. È uno stile di vita. L’anima che trasuda anche dai testi delle sue canzoni, nel senso più romantico dell’essere cantautore. Lei, cresciuta nella Catania degli anni Ottanta e Novanta. Quella che ascoltava Kim Gordon e i Sonic Youth, i Violent Femmes e Camper Van Beethoven. Era la “Seattle d’Italia”. Lì è nata Carmen Consoli. In quella terra che è un incontro di culture. Scambi, ricchezza. E bellezza. Che non trovi mica facile. «La bellezza delle cose ama nascondersi, e quando la trovi allora raggiungi la felicità. Ecco - è convinta Carmen -, l’arte, la bellezza ci salveranno». Nel senso della verità. Ricercata con impegno. «Seguendo il nostro cuore - consiglia -, non possiamo vivere inseguendo solo la prestazione. Lo dico anche a mio figlio, che è il fiato del mio cuore». Nei suoi concerti Carmen entra in connessione con il pubblico. In un mondo in cui «è in forte calo l’empatia mentre sta prendendo piede il narcisismo», in una società che vuole rendere l’uomo digitale: «Tanto più l’uomo ragiona con codici binari, tanto più si impoverisce - l’amarezza di Carmen -. E invece serve estro, creatività».

La libertà. «Riappropriamoci dei nostri bioritmi, ricreiamo un ambiente che ci aiuti a vivere meglio, servirci della tecnologia per semplificarci la vita non per schiavizzarla». E lo dice una che per telefonino ha ancora un Nokia di vent’anni fa. Carmen il suo cuore e il suo bioritmo li segue. «Ora sto scrivendo nuove canzoni, il stile rock, un po’ anacronistiche perché durano un po’ più del necessario». E pazienza se son troppo lunghe per passare in radio. Non puoi parlare coi tweet. «Faccio la musica che mi piace, e quando mi stuferò farò l’architetto d’interni - rivela Carmen -. Intanto, però, tra qualche mese finirà gli studi in Teoria musicale, poi in autunno mi iscriverò ad architettura. Magari non mi laureerò mai, ma ai sogni non ci rinuncio».