Aldo Baglio: "La mia Monza senza cinema. Miii, non ci possono credere"

Ormai da vent’anni è fuggito dal caos di Milano con la famiglia Il Metropol: "col parcheggio comodo" e la nostalgia della pizza prima di entrare

Aldo Baglio in una delle sue iconiche espressioni di stupore nel film “Scappo a casa"

Aldo Baglio in una delle sue iconiche espressioni di stupore nel film “Scappo a casa"

Dal 1914 al 2004 Monza ha vissuto la sua stagione d’oro del cinema con ben 25 cinema che si sono avvicendati. Poi sono arrivati i “cinema in salotto“, con le piattaforme online. Sopravvivono a stento i multisala. E il futuro, secondo Aldo Baglio (del trio Aldo Giovanni e Giacomo), non è affatto roseo. Lui che a Monza vive ormai da vent’anni con la moglie-collega Silvana Fallisi e i figli per sfuggire dal caos di Milano. Lui, che Monza ce l’ha comunque nel cuore accanto alla “sua“ Palermo. Lui che quando il Monza è stato promosso in Serie A ha festeggiato in strada come un perfetto munsciasc. Aldo ci vive "bene e comodo", a Monza. E "al cinema ci sono sempre andato. Anche qui. Andavo al Metropol, nel quartiere di Triante. Hanno dato sempre dei bei film, ma soprattutto era comodo per il parcheggio".

Eppure adesso è rimasto solo un multisala: cosa significa per una città perdere i cinema?

"È un disastro, immagine di un mondo che si è disfatto. Si tratta di un impoverimento culturale senza precedenti. Il cinema è condivisione: ci si ritrova e si esce con gli amici, poi al termine si scambiano impressioni, emozioni e ricordi. E poi vuoi mettere la bellezza del grande schermo, senza altre distrazioni. Monza, come tante altre città, ha perso anche il grande indotto che un cinema porta con sé. Prima del film si andava a mangiare una pizza, dopo ci si fermava in un bar per un caffè. Mio papà, invece, che faceva il tassista, quando era stanco si fermava, prendeva un biglietto ed entrava in un cinema per riposarsi".

Quali sono le cause della morte del cinema?

"Possiamo parlare di una serie di concause, a partire dalla diffusione di cassette, Dvd e blue ray negli anni ‘90, alle grandi piattaforme, dalle quali si possono vedere i film comodamente seduti sul divano di casa, in contemporanea all’uscita nei cinema. Gli abbonamenti alle piattaforme hanno raggiunto prezzi stracciati, pari quasi a una biglietto del cinema. A seguire, poi, la pandemia che ci ha chiusi in casa per mesi, modificando radicalmente le abitudini di tutti".

Tra cinema e teatro, Monza sta pensando in grande...

"Il fatto è che qui arrivano spesso artisti già conosciuti, che magari sono passati intelevisione o su palchi importanti. Forse bisognerebbe investire di più su chi ancora deve emergere, sui giovani artisti. Mancano luoghi e occasioni per riuscire a scoprire e valorizzare i nuovi talenti. Eppure Monza avrebbe tutte le caratteristiche per diventare un punto di riferimento per il rilancio culturale, non soltanto legato al cinema e al teatro".

E quindi quale futuro vede per i giovani che vogliono accostarsi al cinema?

"Un futuro disastroso. Negli anni ‘80 tutte le strade erano aperte, oggi il talento viene standardizzato a fare sempre la stessa cosa ripetuta e non c’è più spazio per la sperimentazione. Una volta i cinepanettoni incassavano dai 10 ai 20 milioni di euro. Oggi se riesci a fare 5 milioni è un successo".