Elezioni politiche 2022, Fratelli d'Italia festeggia. Maurizio Bono: "Arcore da imitare"

Il sindaco di Fratelli d’Italia ai suoi: è ora di dimostrare la capacità di governare

Maurizio Bono, sindaco di Arcore

Maurizio Bono, sindaco di Arcore

"Nel mio piccolo ho subìto lo stesso trattamento riservato al mio partito negli ultimi mesi. E mi dà fastidio". Maurizio Bono, sindaco di Arcore da un anno, è uno che di rimonte se ne intende. La sua è andata a segno, da outsider ha vinto sul centrosinistra per 117 voti, "ma anch’io come Giorgia Meloni venivo additato come fascista, xenofobo e razzista. Niente di più lontano da me. L’ho spiegato con umiltà, quartiere per quartiere e la gente ha capito. La città è stata un laboratorio per arrivare a Roma".

La sua vittoria in un lembo di Brianza considerata feudo rosso oggi viene vista come un tassello della (lunga) cavalcata di Fratelli d’Italia alla guida del Paese. "Spero non sia uno dei tanti voti di protesta degli ultimi anni, quella per FdI deve essere una scelta consolidata e c’è un solo modo per centrare il risultato: il governo deve prendere esempio da noi sindaci. Il nostro è un contatto senza filtri con la gente. Ci scelgono per risolvere problemi e a Palazzo Chigi devono fare lo stesso".

Il primo cittadino non sopporta più di sentirsi dire per strada e gli capita spesso "una frase idiota: ma chi te l’ha fatto fare? La risposta è semplice – spiega–: la voglia di impegnarmi per tutti. È quando manca questa spinta che all’orizzonte si profila l’uomo della provvidenza. E quello sì che è pericolo. Ma il sistema Italia è talmente forte che può neutralizzare qualsiasi rigurgito di fascismo". Bono promette: "Sarò un pungolo per le persone alle quali ho dato fiducia. Devono prendere subito di petto le emergenze che avvelenano la vita di famiglie e imprese, a cominciare dalla rischiosa crisi economica che si delinea all’orizzonte e della quale il caro bollette è il bigliettino da visita. Poi serve una voce netta sulla guerra in Ucraina. Anzi, sull’intera politica estera: finora siamo stati subalterni. Dobbiamo tornare ad avere un ruolo sullo scacchiere internazionale". Quanto agli avversari "non vanno considerati nemici. La pratica insegna che le buone idee possono venire anche da chi non la pensa come noi. In questo campo però il territorio è più avanti della politica nazionale: a Roma non sono ancora pronti per sedersi tutti allo stesso tavolo a cercare soluzioni che nascono dal confronto. Noi, qui, ci proviamo tutti i giorni".