Seregno (Monza e Brianza) – Poesia e ironia, per un concentrato di emozioni che tiene viva la lezione migliore della canzone d’autore. Parole e musica di uno degli artisti più originali della scena italiana, capace di uno sguardo lucido e affilato sulla vita e sui tempi che ci sono dati. Oggi alle 21.30 sul palco del Tambourine di Seregno arriverà Tricarico: al circolo di via Carlo Tenca il cantautore diventato celebre con “Io sono Francesco“ e vincitore del premio della critica al Festival di Sanremo con “Vita tranquilla“ sarà accompagnato dal pianista Michele Fazio. Tricarico si muoverà fra i temi che più gli sono cari, dalla perdita di libertà e di pensiero critico al rischio di omologazione, alla situazione di precarietà in cui tutti ci troviamo.
Che spettacolo sarà?
“Ripercorreremo in acustico, pianoforte e voce, questi 25 anni di carriera. È uno spettacolo che sto proponendo nei club da un po’ di tempo e che porta emozioni. Ci saranno “Io sono Francesco“ e “Vita tranquilla“, le canzoni che hanno avuto più riscontro, insieme ad altre dei miei otto album e del mio percorso discografico. Sarà bello essere di nuovo al Tambourine, dove c’è sempre un grande calore: è un locale importante, con una grande storia, ed è sempre bello ritrovare le persone, la vitalità del concerto. Mai come in questi tempi così tecnologici è importante andare in giro a fare il cantastorie, portare in giro una nostra tradizione che oggi è poco sotto i riflettori, che riceve poca attenzione”.
Raccontare storie non è più di moda?
“Sicuramente tornerà di moda, ma oggi non lo è. Ci sono comunque tanti giovani che lo fanno con amore e con passione, nonostante la poca attenzione mediatica. Lo si fa per sola necessità di esprimersi, di portare avanti una sorta di vocazione o talento. Come faceva Paolo Benvegnù, che è appena mancato. È un momento in cui la poesia, la canzone, l’arte non godono di grande attenzione ed è encomiabile chi continua a praticarle. Ma torneranno al centro, si supererà questo momento così osceno, così legato al nulla. Quest’epoca è estremamente leggera e quasi fagocitante tutto, ma passerà. In questa società così persa, così smarrita c’è una certa capacità critica che vedo mancare attorno, come se nessuno dicesse più quello che pensa realmente. E in una società è importante che ci sia un sano e libero dibattito, libero da una strana autocensura che si sta sempre più creando”.
Di fronte a questo, quanto è importante l’ironia?
“È fondamentale, anche se penso che si stia un po’ perdendo. È essenziale, come qualcosa di caustico e di graffiante; trovo che sia una manifestazione di intelligenza, l’ironia è un grande traguardo dell’umanità, in questo generale appiattimento è sempre bello che qualcuno la faccia. E poi il surreale, l’ironia fanno parte della nostra tradizione musicale. Troppe persone si prendono sul serio, con un ego smisurato fatto di niente: perciò l’ironia diventa ancora più importante in questi casi”.
E la dimensione del live quanto conta?
“Il contatto col pubblico è importante: portare in giro la musica, che è il mio talento, mi fa sentire in armonia con il mondo reale. Per me è un momento prezioso, di grande pace ed equilibrio: non è mai un’abitudine, ti obbliga sempre a essere presente nel momento, è anche un grande esercizio di vita”.