
di Cristina Bertolini
Stefano Massini dialoga con Gaber. Accompagnato dall’Orchestra multietnica di Arezzo, in “Quando sarò capace di amare. Massini racconta a Gaber“ il drammaturgo toscano domani alle 21 al teatro Manzoni racconterà al ’signor G’ storie, personaggi, vicende realmente accadute, incontri e memorie che lo scrittore non avrebbe mai intercettato, se non fossero state attratte dalla calamita delle canzoni. Il palcoscenico diventa un cantiere poetico, contagioso e intrigante, popolato di personaggi fra i più diversi e inattesi. Dalle canzoni “I mostri che abbiamo dentro“ a “La parola io“, da “Non insegnate ai bambini“ a “Se io sapessi“, Massini sceglie di coinvolgere il pubblico in un viaggio di echi e rimandi, in un unico grande omaggio a Gaber. Se poi in scena si aggiungono i suoni e i colori di un’orchestra di musicisti da ogni parte del mondo, riuniti sotto il marchio ormai noto dell’Orchestra multietnica di Arezzo, ecco spiegata l’attesa per questo incontro così voluto e cercato dalla Fondazione Giorgio Gaber.
A chi chiede quando ha incontrato il “mondo Gaber“, Massini risponde: "Con la Fondazione Gaber è nata l’idea di raccontare questo mondo con una figura strana, che sono io, né attore e né cantante, e che quindi non ti aspetti. Così come lui era uno che sfuggiva alle definizioni, così sono io: onorato di sfuggire alle definizioni e vado sul palco, come fissato con la Fondazione Gaber, a raccontare a Gaber, da scrittore e da uomo di teatro, quali sono le canzoni che mi hanno fatto venire in mente altre storie". All’inizio dello spettacolo Massini rievoca l’episodio di un uomo a New York negli anni ‘30 che riconobbe il famoso scrittore William Faulkner e lo ringraziò per una serie di immagini. “Non le ho scritte io“, rispose risentito Faulkner. “No, le ha scritte lei senza saperlo: sono le cose che io ho sognato mentre leggevo i suoi libri“. Alla stessa maniera, Massini racconta Gaber mettendo in luce i personaggi e le storie che gli sono venute in mente ascoltando le sue canzoni. "Non aveva paura di guardarsi dentro – commenta Massini – e poi diceva delle cose dolorose in un modo talmente spietato e spudorato da risultare in certi casi divertente. È il meccanismo che muove alcuni personaggi di Shakespeare: il matto che dice le cose più terribili in modo da far sorridere. A volte è così, l’introspezione è spiazzante e fa addirittura sorridere. Questo fa Gaber". Sul palco risuoneranno le canzoni di Gaber e Sandro Luporini, arrangiate da Enrico Fink. Biglietto intero 24 euro, ridotto 22.