Thermo Fisher, la cittadella dei vaccini Pfizer sorvegliata speciale

Potenziati i sistemi di sicurezza esterni e i controlli interni per 1.500 lavoratori. E c’è l’ipotesi di nuove assunzioni

All’opera nella sede monzese del colosso americano della farmaceutic

All’opera nella sede monzese del colosso americano della farmaceutic

Monza -  Lo stabilimento di viale Stucchi è un “fortino“ assediato dalle attenzioni di tutta Italia. Vietato entrare ai non addetti ai lavori. Nella sede monzese del colosso americano della farmaceutica Thermo Fisher Scientific si lavora senza interruzione. Un turno dietro l’altro. I lavoratori sono votati a un rigoroso silenzio. Lo impone il rispetto verso la propria azienda, ma soprattutto il contratto sottoscritto con Pfizer per la produzione del vaccino. Si parla di riuscire ad arrivare a un ritmo di circa 130mila fiale al giorno. Già da prima di Natale stanno lavorando nel Reparto sterile 1 per adeguare l’impianto specializzato nella produzione di farmaci iniettabili sterili e per questo autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco.

Ancora da definire, invece, la modalità di produzione: non è escluso che, per non consegnare la “ricetta“ completa del vaccino, Pfizer faccia arrivare a Monza il prodotto liofilizzato che poi andrebbe “soltanto“ sviluppato e successivamente infialato. In ogni caso, lavorazioni ad altissima specialità e competenza professionale per un prodotto estremamente raro e ricercato. E non è un caso, dunque, che l’azienda stia predisponendo anche un potenziamento dell’attuale sistema di sicurezza e controllo interni e lungo tutto il perimetro dello stabilimento dove attualmente sono impiegati circa 1.500 lavoratori. Una cittadella della farmaceutica. Tuttavia, per garantire il più efficiente livello di produzione necessario a sostenere la campagna di vaccinazione di massa annunciata dal Governo, potrebbe essere indispensabile la chiamata di nuovi addetti. Già lo scorso anno Thermo Fisher aveva assunto circa 350 interinali, adesso la prospettiva potrebbe ripresentarsi.

«Potrebbe essere l’occasione di verificare se è praticabile il reclutamento dei lavoratori della Sicor-Teva nel Lecchese – ipotizza Ermanno Donghi, segretario generale della Filctem Cgil Monza, il sindacato del settore chimico e farmaceutico – E per questo ho già chiesto ai vertici aziendali di valutare questa opzione". L’azienda farmaceutica israeliana ha annunciato la chiusura e la dismissione dello stabilimento di Bulciago con il conseguente licenziamento di 109 dipendenti: "L’idea è di assorbire, almeno in parte, quei lavoratori che, anche se impiegati in attività differenti, hanno un contenuto professionale che potrebbe essere riconvertito facilmente". Una situazione che si chiarirà soltanto nelle prossime settimane. Nell’attesa, resta anche una domanda che il sindacalista pone al sistema farmaceutico e che nasconde una preoccupazione verso "i pazienti di tutte le altre patologie che non sono certo sparite: ecco, tutti gli altri farmaci chi li produrrà se le aziende si convertono, in tutto o in parte, per i vaccini?".