Trapper rapinatori, chiesto il rinvio a giudizio

Prima hanno insultato un operaio nigeriano alla stazione ferroviaria con epiteti a sfondo razziale e poi gli hanno distrutto la bicicletta

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di Stefania Totaro

Chiesto il rinvio a giudizio per i due trapper accusati di avere prima pronunciato epiteti a sfondo razziale e poi rapinato un operaio nigeriano alla stazione ferroviaria di Carnate.

Il pm della Procura di Monza Flaminio Forieri vuole mandare a processo Jordan Jeffrey Baby, il 25enne residente a Bernareggio Jordan Tinti, e Nicola Fagà, in arte Traffik, romano, 26 anni.

Il primo è già finito nei guai per comportamenti aggressivi nei confronti delle Forze dell’ordine (saltava sul tetto di un’auto dei carabinieri per pubblicizzare una canzone) e le minacce social a Vittorio Brumotti, inviato di Striscia la notizia e il secondo è gravato da precedenti per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e reati in materia stupefacenti ed è stato già condannato per violenze nei confronti dell’ex fidanzata.

Entrambi dovranno presentarsi a gennaio all’udienza preliminare al Tribunale di Monza per i reati di rapina in concorso aggravata dall’uso di armi e dalla discriminazione razziale e porto di oggetti atti ad offendere.

"Vogliamo ammazzarti perché sei nero", avrebbero detto al nigeriano di 41 anni, che il pomeriggio dello scorso 10 agosto tornava a casa dopo una giornata di lavoro e si stava dirigendo verso il sottopasso pedonale spingendo la propria bicicletta, i due ragazzi a torso nudo con le t-shirt a coprirgli le spalle, minacciandolo con i coltelli.

L’operaio, spaventato, temendo per la propria incolumità, abbandona la bicicletta e il suo zaino e fugge e vede i due malviventi che se ne appropriano e si dirigono verso i binari.

Il nigeriano torna allora indietro e chiede la restituzione del maltolto, ma la reazione sarebbe stata violenta: mentre uno di loro getta la refurtiva tra i binari per poi avventarsi con il coltello sui copertoni della bici lacerandoli, l’altro lo filma con il proprio cellulare. All’uomo non resta che rimanere a distanza notando che i suoi aggressori stanno salendo sul treno in transito in direzione di Monza. Ma prima riesce a scattare alcune fotografie poi risultate fondamentali per la loro successiva identificazione.

L’operaio nigeriano allerta i carabinieri, che subito risalgono al trapper brianzolo Jordan Jeffries Baby che in passato era stato anche sottoposto a sorveglianza speciale.

Il giorno seguente i militari della stazione di Bernareggio, durante un servizio di pattuglia, mentre percorrono via Risorgimento notano camminare a piedi due ragazzi, li fermano e li perquisiscono, trovandoli entrambi in possesso di un coltello a serramanico come quelli usati per minacciare la vittima.

Scatta il fermo, convalidato poi dal Tribunale di Monza, che conferma la misura della custodia cautelare in carcere. Jordan Tinti e Nicola Fagà, che dalla capitale era venuto in Brianza a trovare l’amico per trascorrere qualche giorno di vacanza, vengono accompagnati al carcere di Monza.

Ma nella casa circondariale di via Sanquirico la coppia si sente minacciata e presa di mira da alcuni altri detenuti proprio per avere apostrofato il rapinato con la frase razzista (avrebbero lanciato anche una caffettiera addosso a Jordan Tinti).

I due trapper ottengono quindi il trasferimento nel carcere di Pavia, dotato di un reparto protetto. "Sono figlio di una rom, non sono razzista, non ho mai pronunciato in vita mia una frase come quella", avrebbe detto al suo avvocato Biagio Ruffo il trapper Jordan Jeffrey Baby, che ora dovrà decidere se affrontare il dibattimento o scegliere un rito alternativo come il patteggiamento o il processo abbreviato.