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Traffico rifiuti: il processo va a Busto Arsizio

Passa da Monza a Busto Arsizio la competenza del processo per l’ennesimo presunto traffico illecito di rifiuti che coinvolge anche la Brianza. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale monzese per 4 imputati a vario titolo nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano che nel 2020 ha portato a 23 misure di custodia cautelare tra carcere e arresti domiciliari. Il Tribunale di Milano aveva inviato per competenza a Monza i 4 imputati (uno di loro ancora in carcere) ritenendo che fosse a Lissone la base operativa per il giro di bolle che, attraverso prestanomi e fittizi o solo temporanei depositi di centinaia di tonnellate di rifiuti, eseguiti per dare una parvenza di regolarità a carichi di fatto invece illeciti, avrebbe permesso alla presunta banda di intascare incassi fino a 15mila euro a settimana. Secondo i giudici monzesi non era a Lissone ma ad Origgio, in provincia di Busto Arsizio, che si tiravano i fili dell’attività illecita e quindi hanno trasferito a quel Tribunale gli atti del processo. Gli inquirenti erano arrivati alla ‘Diamond srl’ con sede legale a Costa Volpino, in affari con la società di trasporti ‘Drosi srl’, dove il “ramo rifiuti”, sempre stando alle accuse, era gestito dal salernitano Mario Accarino, imputato insieme alla sorella Laura Morena. Imputati a Monza anche Mauro Redondi, 54 anni, di Costa Volpino e Giuseppe Breviario, 58 anni, di Bergamo. Secondo l’accusa Accarino avrebbe acquisito il controllo della Diamond, che a giugno del 2019 era subentrata nella gestione di uno stabilimento di Lissone già autorizzato dalla Provincia di Monza e Brianza per l’attività di recupero di rifiuti non pericolosi. Secondo gli investigatori, però, negli impianti di Lissone i carichi di rifiuti illeciti sarebbero soltanto transitati sulla carta o comunque rimasti giusto il tempo di prendere percorsi illegali.

S.T.