In Brianza servono i mitra: arrestati 12 trafficanti della “rotta slovena”

Al telefono si vantavano degli ordini: "Anche dieci kalashnikov alla volta"

Finanziere mostra una delle armi

Finanziere mostra una delle armi

Milano, 21 giugno 2018 - «Quando quello ti portava 10 kalashnikov alla volta... ti sei già scordato... e no... e questo è uno di questi... ma va... allora non ti ricordi più...». Detto altrimenti: «Pinuccio, questi sono amici... sono mica deficienti... quella gente... io la conosco...». Ljubisa Bilan sapeva il fatto suo, e ben conosceva lo spessore dei trafficanti che rifornivano costantemente lui e il complice Giuseppe «Pino» Andolina. Erano loro, secondo le indagini della Guardia di Finanza di Milano, i due referenti principali dello smercio di pistole e armi da guerra lungo la rotta Serbia-Slovenia-Lombardia. Una rotta storica, con partenza da quel territorio che tanti investigatori definiscono «il più grande arsenale d’Europa», alimentato dai residui della guerra dell’ex Jugoslavia.

Armi che vengono immesse nel mercato illegale: un’altra operazione, ieri, ha consentito di smantellare una banda che contrabbandava armi dalla Bosnia alla Spagna, rifornendo anche la criminalità organizzata milanese. Basti ricordare che solo nell’ultima settimana i carabinieri del Radiomobile e gli agenti delle Volanti hanno sequestrato in due distinte operazioni due mitragliette Skorpion in un’abitazione al Corvetto e in una cantina di Baggio: dove le avevano prese i proprietari? Nessuno fiata. Bilan e Andolina, invece, parlavano eccome, al telefono e in auto. E le loro conversazioni intercettate sono finite nel provvedimento di fermo che ieri ha portato in carcere 8 persone, su mandato del procuratore aggiunto Laura Pedio e del pm Maurizio Ascione. Nelle stesse ore, le forze di polizia di Lubiana, sotto il coordinamento di Eurojust, stringevano le manette ai polsi di altri quattro indagati, compreso il latitante Jakov Kontic. L’ennesimo blitz di un’inchiesta partita nel 2015 e che ha portato anche al sequestro in varie tranche di 70 chili di cocaina e 13 di marijuana. Sì, c’era pure il business della droga, con partite di “bianca” smerciate con regolarità sulla vorace piazza milanese da Kontic e Antonio Magrini, già indagati insieme nel 2006 per un traffico di droga con il clan del quartiere Japigia di Bari capitanato dal presunto boss Savinuccio Parisi e legati da un rapporto di parentela acquisito (Kontic ha avuto un bambino dalla figlia di Magrini). I dettagli più inquietanti emergono, però, dallo smercio di armi, come peraltro stigmatizzato dai pm in un passaggio del fermo: «Gli elementi riportati lasciano trasparire un inquietante panorama delinquenziale insistente nell’area brianzola, laddove i soggetti coinvolti non hanno mostrato remore nel trattare armi pronte all’uso o nel programmare azioni cruente come il tentativo di rapina» ai danni di un bar tabacchi di Nova Milanese.

Tentativo rimasto tale grazie all’intervento dei finanzieri, che il 15 ottobre 2016 bloccano Bilan, Giovanni De Frenza e Roberto Stemma: nel box di Monza ecco spuntare due pistole Crvena Zastava calibro 7,65 e 16 proiettili; parte della spedizione di 8 pistole – chiamate “biciclette” al telefono – ordinate da Bilan e Andolina al fornitore Milorad Draganic. Uno in grado, secondo gli inquirenti, «di commercializzare una vasta gamma di armi da fuoco anche di enorme pericolosità quali fucili d’assalto AK100, kalashnikov e mitragliette». Armi mai usate come «i 2 kalashnikov nuovi nuovi» proposti da Bilan a De Frenza. Armi usate, dismesse dai corpi militari e poi ricondizionate: «Sono tutte rinnovate... revisionate e tutte oliate... perfette... hanno anche i caricatori nuovi di pacca». Resa assicurata: «Quella è gente che sa fare il mestiere...».