Tassi fino al 160% Condannato usuraio

Minacce e tentata estorsione. Nella rete due imprenditori. messi in ginocchio. dalla pandemia

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Prestava denaro con tassi di interesse fino al 160 per cento a imprenditori messi in ginocchio dalla pandemia e non disdegnava di ricorrere anche alle minacce alle vittime e ai loro famigliari. Un 64enne residente ad Arcore è stato condannato dalla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti a 4 anni e mezzo di reclusione con il rito abbreviato per usura aggravata e tentata estorsione e alla confisca dei beni che erano già stati sottoposti a sequestro preventivo di due immobili, uno in Brianza e uno in Puglia. L’usuraio era stato posto agli arresti domiciliari dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Monza su ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Procura e firmata dal Tribunale monzesi nel novembre del 2021. Nella rete del 64enne, che sarebbe stato già in passato condannato per estorsione e segnalato per usura, sarebbero finiti due imprenditori milanesi, che il presunto usuraio incontrava per la consegna e la restituzione del denaro sia nella sua abitazione che in bar e parcheggi di centri commerciali della Brianza. Un agente di commercio e gestore di un centro benessere di Milano, a fronte di un prestito in più tranches di circa 60mila euro, avrebbe restituito per diversi anni a solo titolo di interesse circa 190mila euro, con un tasso di quasi il 160 % annuo (ben lontano dalla soglia legale massima del 18%) subendo, unitamente ai propri familiari, anche tentativi di estorsione con minacce per sollecitare il pagamento delle ‘rate’ mensili. Un secondo imprenditore, agente immobiliare di una società meneghina, a fronte di un prestito di circa 70mila euro, avrebbe corrisposto, anche durante il lockdown causato dal Coronavirus, interessi per oltre 145mila euro, con un tasso di interesse del 40 % annuo. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Monza, coordinati dal pm della Procura di Monza Alessandro Pepè, hanno ricostruito la natura usuraia dei prestiti ed eseguito accertamenti patrimoniali sul conto dell’arcorese e del suo nucleo familiare, rilevando un’assoluta sproporzione fra i redditi formalmente dichiarati e la reale ricchezza disponibile, spingendo la Procura a richiedere ed ottenere da parte del gip monzese un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei due immobili, uno ad Arcore e uno in Puglia, oltre che un provvedimento di sequestro per equivalente fino alla concorrenza dei profitti illeciti conseguiti, determinati in oltre 330mila euro.

Sull’arresto era intervenuta l’associazione per le vittime di usura, Codici Lombardia, sostenendo che "il filo conduttore e di aggravio di queste situazioni è da ricondursi alla pandemia, momento in cui imprese e famiglie si sono viste fortemente ridurre il proprio potere di acquisto finendo per rivolgersi alle persone sbagliate. Esistono strumenti che consentono di uscire da queste situazioni". Stefania Totaro