Tangenti sui rifiuti, chiesti 5 anni

L’ex direttore di Gelsia Ambiente è stato l’unico di 5 imputati per una gara da 2 milioni a chiedere l’abbreviato

di Stefania Totaro

Per le presunte tangenti su un appalto da oltre 2 milioni di euro sulla raccolta dei rifiuti in Brianza chiesta la condanna a 5 anni di reclusione per l’ex direttore generale di Gelsia Ambiente Antonio Capozza. A presentare il conto nei confronti dell’ex dirigente della società a partecipazione pubblica con sede a Desio che si occupa del servizio in una ventina di Comuni sono stati i pm della Procura di Monza Salvatore Bellomo e Michela Versini. Capozza è stato l’unico a chiedere il processo con il rito abbreviato all’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Monza Gianluca Tenchio che vede 5 persone imputate a vario titolo per corruzione e turbativa d’asta. L’ex presidente del consiglio di amministrazione di Gelsia Ambiente Massimo Borgato vuole patteggiare insieme a Gaetano Giannini e Fabrizio Cenci mentre non ha chiesto riti alternativi Cosimo Damiano Sfrecola, che aveva chiesto la ricusazione del giudice in quanto già impegnato per adempimenti relativi a questa vicenda, ma la Cassazione ha respinto l’istanza difensiva. Era maggio 2021 quando la guardia di finanza di Monza ha eseguito 5 misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari chieste dai pm monzesi titolari delle indagini, che ora hanno ottenuto il sequestro dei 60mila euro ritenuti profitto dei reati.

Secondo l’accusa, Antonio Capozza e Massimo Borgato avrebbero accettato una tangente da 60mila euro per agevolare gli imprenditori, facenti capo a una associazione temporanea di imprese di Barletta, ad aggiudicarsi nel 2017 una gara d’appalto di oltre 2 milioni di euro, finalizzata alla fornitura e distribuzione di sacchi per la raccolta del rifiuto indifferenziato, munito di microchip di tracciamento. Le società aggiudicatarie, attraverso un meccanismo di sovrafatturazione delle prestazioni rese agli ignari Enti locali beneficiari della “raccolta rifiuti” ovvero documentando servizi mai resi, non solo, secondo l’accusa, avrebbero frodato lo Stato, ma avrebbero ottenuto anche anticipi di liquidità dagli istituti finanziari presso cui erano accreditati, potendo così generare le provviste di denaro contante occorrenti alla corresponsione della tangente. Agli arresti domiciliari erano finiti anche Cosimo Damiano Sfrecola, residente a Barletta, amministratore della società pugliese che faceva capo all’associazione temporanea di imprese, l’intermediario Gaetano Giannini, anche lui di Barletta e un imprenditore di Limbiate, Fabrizio Cenci, che aveva avuto in subappalto la realizzazione del software per il microchip da applicare ai sacchetti per i rifiuti.

Gli imputati che vogliono concordare la pena hanno offerto 10mila euro ciascuno di risarcimento dei danni a Gelsia Ambiente, che si è costituita parte civile all’udienza preliminare. Antonio Capozza nega l’accusa che gli viene contestata. Si torna in aula a ottobre quando il giudice deciderà su processo abbreviato, patteggiamenti e rinvio a giudizio.