Monza, ora Lady dentiera vuole patteggiare

Dopo la pesante condanna a dodici anni nel primo troncone della maxi indagine "Smile" l’imprenditrice monzese vuole accordarsi su una pena di 36 mesi

 Maria Paola Canegrati

Maria Paola Canegrati

Monza, 15 febbraio 2020 - Un’altra pena di 3 anni per lady Sorriso, già condannata in primo grado a 12 anni di reclusione per la corruzione sugli appalti dei laboratori privati di odontoiatria negli ospedali pubblici. Dopo la pesante sentenza del dibattimento davanti ai giudici del Tribunale di Monza, vuole patteggiare altri 36 mesi l’imprenditrice monzese Maria Paola Canegrati per l’inchiesta Smile bis, il secondo troncone della maxi indagine che nel 2016 costò l’arresto della zarina delle dentiere insieme all’allora presidente della commissione regionale sanità Fabio Rizzi. Maria Paola Canegrati sta concordando la pena (dopo avere iniziato a saldare i debiti fiscali con l’Erario) con la pm Manuela Massenz, titolare dell’inchiesta, all’udienza preliminare davanti alla giudice monzese Cristina Di Censo.

Il patteggiamento della pena di 6 mesi di reclusione trasformati in pena pecuniaria è previsto per il commercialista del gruppo di società della Canegrati, Giancarlo Marchetti (che è stato assolto dall’accusa di associazione per delinquere a Monza ma starebbe patteggiando davanti al Tribunale di Bergamo per bancarotta fraudolenta) e vogliono patteggiare anche l’emettitore delle fatture contestate e le società giuridiche imputate in concorso. Maria Paola Canegrati è accusata di bancarotta fraudolenta per il fallimento della Servicedent di Monza (salvata da un concordato preventivo che ha ridato una speranza ai 600 lavoratori dell’azienda) che fino al 2015 è stata dell’imprenditrice dell’odontoiatria. L’imprenditrice è poi imputata di truffa e tentata truffa aggravata per 345 mila euro per avere utilizzato il sistema delle ricette mediche con prestazioni odontoiatriche raddoppiate per avere un rimborso doppio dal servizio sanitario nazionale: nei suoi ambulatori, per le prestazioni per cui i pazienti pagavano soltanto il ticket regionale, il medico firmava la prescrizione in bianco e le impiegate compilavano ogni trattamento moltiplicato per due. Un raggiro che era ben noto, secondo la pubblica accusa, all’allora Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate, che riceveva da contratto il 24%. Infine Canegrati e Giancarlo Marchetti sono accusati di false fatturazioni emesse da società inglesi e canadesi per 1,8 milioni con conseguente evasione fiscale di 445 mila euro finiti all’estero. La riforma sul reato di appropriazione indebita (che prevede per procedere penalmente le querele delle parti offese) ha invece salvato Maria Paola dall’accusa per le spese “pazze”, pari a complessivi 2,6 milioni, fatte per sè e per “oliare” i corrotti, tra cui conti da migliaia di euro in negozi di abbigliamento, Rolex, gioielli, quadri e altre opere d’arte. Pagati con soldi ritenuti sottratti alle società di cui era amministratore unico, la Servicedent e la Elledent.

All’udienza preliminare sono imputati anche gli ex dirigenti dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate, che non hanno invece presentato richiesta di riti alternativi. Di corruzione e turbativa d’asta devono rispondere l’ex direttore generale Pietro Caltagirone e l’allora direttrice amministrativa Isabella Galluzzo, mentre solo di turbativa d’asta l’allora responsabile dell’ufficio appalti Gennaro Rizzo. I tre sono accusati nell’ambito dell’inchiesta principale Smile ma si protestano innocenti e chiedono di essere prosciolti dalle accuse. La pm ne ha chiesto invece il rinvio a giudizio. Si torna in aula il 3 marzo per la pronuncia della giudice.