Sull’export pesa l’incognita russa

Brianza, crescono gli ordini interni ed esteri ma le imprese devono fare i conti con guerra e costo dell’energia

Migration

di Marco Galvani

Crescono gli ordini interni ed esteri, aumenta il fatturato. Ma sul futuro pesa l’incertezza internazionale che potrebbe mettere a rischio la tenuta delle imprese, costrette a ridurre – se non azzerare – i propri margini di profitto per mantenersi competitivi sui mercati. L’ultima fotografia scattata dal centro studi della Camera di commercio mostra un aumento, tra il 1° e il 2° trimestre, sia della produzione industriale (+1,4% destagionalizzato) sia del fatturato (+3,6% destagionalizzato), così come le commesse dai mercati interni (+2,6% destagionalizzato) ed esteri con +5,8%. La crescita tendenziale della capacità produttiva colloca i volumi a un livello superiore rispetto al 2° trimestre 2021 (+7,7%), superiore al dato lombardo (+7,4%). Nello stesso periodo, i dati della manifattura brianzola per fatturato (+15,1%) sono inferiori al dato lombardo (+17,5%). Sempre rispetto al 2° trimestre 2021, il portafoglio ordini del manifatturiero brianzolo evidenzia un incremento superiore a quanto registrato in Lombardia (rispettivamente +12,1% e +9%).

"Questa congiuntura offre per le imprese numeri positivi, ma con crescite più basse delle ultime – dice Marco Accornero, membro di Giunta della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi -. In particolare l’artigianato mostra maggiori problematiche rispetto all’industria". Gli imprenditori sono chiamati a "una prova di sopravvivenza", constata Paolo Colombo, alla guida della ItalCopri di Giussano, azienda artigiana di famiglia da trent’anni specializzata nella produzione di copriabiti, borse, complementi d’arredo e per l’hotellerie.

I suoi clienti sono atelier di vestiti da sposa, sarti e negozi di abbigliamento di lusso: "Dopo lo stop per Covid, nel 2021 il settore del wedding è esploso, si sono concentrati 2 anni in uno e in pochi mesi abbiamo esaurito le scorte dei prodotti di importazione, per lo più dalla Cina. Per rispondere alle richieste rinunciamo al profitto utilizzando prodotti italiani. Del resto i noli marittimi sono quintuplicati, i tempi si sono allungati da 2 a 3 mesi e l’inflazione dei tessuti cresce, con rincari che su certe materie prime arrivano al 50%. Non è possibile caricare sul cliente finale tutto l’aumento dei costi di produzione, altrimenti vanno altrove. E poi ci sono il caro energia e la guerra".