
Protesta alla Star
Agrate Brianza (Monza e Brianza, 1 novembre 2015 - Torna la cassa integrazione alla Star e con essa la paura di nuovi esuberi. Il rallentamento produttivo portera’ alla chiusura della fabbrica di via Matteotti per due settimane (una a novembre e una a dicembre) e alla riduzione dell'attivita' del 20% o del 30% nelle altre.
Al di la’ dei numeri e della circostanza che tutto questo avviene nel periodo di Natale quando i consumi delle famiglie tendono ad aumentare, i sindacati vedono nella richiesta di «cassa» un altro brutto segnale proiettato sul futuro di uno stabilimento dove Danilo Fossati nel dopoguerra ha costruito il suo impero e che ora si e’ ridotto ai minimi termini: 250 operai delle 3000 e passa persone che ci lavoravano 15 anni fa. Matteo Casiraghi, segretario generale della Flai Cgil, non usa mezzi termini per descrivere la situazione: «avanti di questo passo rischiamo di trovarci di fronte alla dismissione della fabbrica e dunque ad altri esuberi. Quello che serve non e' il continuo ricorso agli ammortizzatori sociali ma un piano industriale e investimenti«. I sindacati non si rassegnano e proseguono il pressing, che va avanti da anni, sulla Regione Lombardia e sul Governo perche’ intervengano per salvare la fabbrica simbolo dell’industria alimentare italiana da 8 anni in mano agli spagnoli di Gallina Blanca. Lunedi’ pomeriggio, in contemporanea con la partenza del nuovo periodo di cassa integrazione, si terra' un presidio davanti all’ingresso in via Matteotti. I lavoratori nell’occasione tireranno su un gazebo. Nei giorni successivi andranno a volantinare al mercato e hanno messo in agenda altre iniziative in vista dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico fissato per il 12 novembre. Del regno industriale costruito sul «Doppio brodo Star», nella grande fabbrica di Agrate Brianza oggi e’ rimasto ben poco. Sulla via Matteotti, a due passi dal casello dell'autostrada A4 Torino-Venezia, si fanno ancora i dadi, i sughi, le paste in busta e gli infusi. Ma lo stabilimento non e’ piu’ quello di una volta. Non si sa come sia potuto accadere, ma a poco a poco si e' svuotato, molte produzioni spostate altrove. Quello che e’ rimasto occupa una piccola parte dei capannoni: il 20% di 200 mila metri quadrati. Nel 2007 l’azienda è passata dalla famiglia Fossati alla spagnola Gallina Blanca (diventata pochi mesi fa GB Foods). Da allora i dipendenti da 540 sono scesi a 250. E il loro numero continua a scendere. Due anni fa gli impiegati, 100, sono stati trasferiti a Milano, in piazzale Maciacchini. E la riorganizzazione sembra non avere fine. Questa estate sono stati dichiarati altri nove esuberi. «Non si puo’ escludere ce ne possano essere altri se non si inverte la rotta», ripete Casiraghi, che con Vincenzo Nisi (Fai Cisl) e Paolo Castiglioni (Uila Uil) sta giocando la delicata partita del rilancio della fabbrica.
La Star continua a sostenere che l’impianto di via Matteotti e’ strategico e che non esiste un caso Agrate: che, anzi, la riduzione dei costi e’ la condizione per creare nuovi posti di lavoro in futuro. Ma anche per il sindaco di Agrate Brianza, Ezio Colombo: «se si vuole davvero rilanciare lo stabilimento e creare occupazione servono grandi investimenti per portare nuove linee produttive. Da parte della proprieta’ non c'e' neppure una riflessione su come riorganizzazione lo stabilimento, oggi sottoutilizzato«. Il primo cittadino si sente di «condividere le preoccupazioni di chi ci lavora».