Tredicenne marina la moschea, il papà lo prende a botte: chiamati i servizi sociali

Ragazzino vittima di un genitore integralista finisce all’ospedale

Poliziotti in ospedale

Poliziotti in ospedale

Monza, 8 novembre 2019 - Youssef - il nome è di fantasia - l’altro giorno a scuola non si è presentato. Ci è andato soltanto il giorno dopo. Era malato? Un malessere di stagione? Influenza? No, Youssef era stato picchiato dal papà. Tanto, non si sa, ma abbastanza comunque da convincere la famiglia a tenerlo a casa da scuola. Lo ha raccontato lui stesso agli insegnanti esterrefatti. Soprattutto per le motivazioni che si nascondevano dietro quelle botte: non era abbastanza rispettoso dei precetti islamici. Youssef ha 13 anni, è nato e cresciuto in Italia, frequenta una scuola media della città.

La sua famiglia è islamica, originaria di un Paese orientale di cui non faremo il nome per proteggere l’identità del piccolo. Ma Youssef in moschea non ci vuole andare, le preghiere non sono il suo forte, come tanti coetanei preferisce giocare che andare alla funzione settimanale. Facendo arrabbiare i genitori. In queto caso però il papà esasperato dalla sua condotta ha deciso di reagire con gli scapaccioni pur di convincerlo a rispettare i precetti islamici. E per questo lui è stato costretto a saltare un giorno di scuola. Troppo mal di testa, ha detto. Allarmati, dirigente scolastico e docenti hanno chiamato la polizia, che ha inviato a scuola una Volante. E un’ambulanza.

Nulla di grave, per fortuna: sul ragazzino non c’erano segni di violenza tali da preoccupare. Del caso è stato comunque informato un magistrato. E si è deciso, una volta sentiti i genitori, apparentemente perfettamente integrati- il padre lavora come commerciante - di tenere il ragazzino in ospedale sotto osservazione (ha avuto due giorni di prognosi) e di avvisare i servizi sociali. Che a questo punto vigileranno sulla situazione. Per capire se il ragazzino è stato vittima solo di qualche scapaccione o qualcosa di peggio.