Qui si stappa lo Sgurbatel

In un fazzoletto di terra la tradizione resiste con una micro produzione

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La Brianza ha un primato in Lombardia: è l’unica provincia che non possiede nemmeno un ettaro vitato. Eppure è possibile bere del vino locale: lo Sgurbatel di Biassono. Il significato del vino è squisitamente culturale. Nel 2011 l’amministrazione guidata dal sindaco Piero Malegori proprio nell’intento di riscoprire una delle attività che una volta venivano svolte anche qui in Brianza, aveva deciso di impiantare un vigneto in via Madonna delle Nevi. Un piccolo appezzamento per mettere a dimora 5 filari e 500 viti. La scelta era ricaduta sul Pinot Nero, mentre per il nome del vino c’erano stati ben pochi dubbi. Visto che i biassonesi sono sempre stati definiti “sgurbat“ (corvi), il vino era stato chiamato “Sgurbatel“. Ogni anno nel borgo si svolge il rito della vendemmia (nella foto) e quello della stappatura della bottiglia. Limitata, come si può intuire, anche la produzione: a seconda dell’annata e della produttività della vite varia da 100 a 200 bottiglie. Un vino rosso (o rosato) semplice e beverino, che con i suoi 11 gradi risulta anche facilmente apprezzabile da tutti. A occuparsi di questa attività due realtà importanti del territorio, l’Associazione Fiera di San Martino e il Gral (Gruppo ricerche archeostoriche del Lambro).

G.G.