Protesi e mazzette, si riparte da zero

Due giudici trasferiti a Milano, il dibattimento sulla presunta corruzione deve ricominciare daccapo

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di Stefania Totaro

Se ne vanno due giudici, slitta a dicembre per ricominciare da zero il processo al Tribunale di Monza per la presunta corruzione sulle protesi ortopediche. Il trasferimento a Milano di due componenti su tre del collegio giudicante è diventato realtà e la difesa degli imputati ha voluto ripartire daccapo.

Tra sei mesi si torna in aula nuovamente con le eccezioni preliminari, con cui la difesa si oppone alle intercettazioni che la Procura intende utilizzare. Dopo i 4 patteggiamenti tra 2 anni e 8 mesi e 3 anni e 4 mesi di reclusione degli allora chirurghi ortopedici del Policlinico di Monza Marco Valadè e Fabio Bestetti, del responsabile commerciale in Italia dell’azienda francese delle protesi Ceraver Denis Panico e della stessa società, ora alla sbarra si trovano il chirurgo ortopedico Claudio Manzini, luminare nei traumi al ginocchio, in servizio agli Istituti clinici Zucchi, tre dirigenti francesi della Ceraver e il responsabile commerciale per la Lombardia Marco Camnasio. Accusati a vario titolo di associazione per delinquere e corruzione. Secondo le indagini della Guardia di Finanza di Milano, coordinate dalla pm della Procura di Monza Manuela Massenz, Panico e Camnasio, con il placet dei tre dirigenti francesi, sarebbero gli organizzatori dell’associazione per reclutare medici disposti a scegliere le loro protesi in cambio di denaro e altre utilità. Bestetti e Valadè si sarebbero attivati per utilizzare le protesi e per contribuire alla ricerca di medici di base disponibili a reclutare pazienti. Manzini è accusato di aver preso parte alla corruzione ma nella fattispecie meno grave di "corruzione nell’esercizio di una funzione" relativamente all’uso delle protesi, utilizzate soltanto se di reale utilità per il tipo di disturbo ortopedico dei pazienti. Il Policlinico di Monza si è costituito parte civile e lo vuole fare anche l’Ordine.