Desio, escort picchiata e costretta a sniffare cocaina: arrestato figlio di Lady Coumadin

Legata per ore con un cavo sulla bocca. Salvata da un'amica, non rispondeva al cellulare. Fermato il 28enne Michele Gruosso, figlio di Daniela Lo Russo

Nel riquadro Daniela Lo Russo e Michele Gruosso

Nel riquadro Daniela Lo Russo e Michele Gruosso

Monza, 5 febbraio 2023 - Una escort trentenne di origini romene passa ore terribili a causa di un uomo che la tiene legata per ore con un cavo sulla bocca per non gridare e la costringe ad assumere cocaina durante i rapporti sessuali. La vittima, a suo dire obbligata a prostituirsi per sopravvivere, ha riferito di essere stata ripetutamente picchiata, privata dei cellulari, minacciata e trattenuta dall'uomo per diverse ore dentro la camera dell'hotel dove si erano dati appuntamento: "Se gridi ti ammazzo". I Carabinieri della Compagnia di Desio - comandati dal Tenente Maurizio Guadalupi - al termine degli accertamenti di polizia giudiziaria, hanno fatto scattare le manette nei confronti dell'uomo accusato di sequestro di persona. Si tratta del 28enne Michele Gruosso, figlio di Daniela Lo Russo, ribattezzata "Lady Coumadin". La 46enne di origini pugliesi, nel 2016 a Pescara, tentò, proprio insieme al figlio, di uccidere il suo secondo marito, somministrandogli dosi massicce di Coumadin, farmaco anticoagulante. Il delitto fu sventato grazie alle indagini dei carabinieri. Gruosso per questo reato era stato condannato in primo grado (in concorso con la madre) a 12 anni e 8 mesi. La donna si suicidò ai domiciliari dopo la condanna.

L'allarme

Una trentenne di origini romene, anche lei una escort, ha chiamato il 112 perché preoccupata dal fatto che l'amica da non rispondesse al cellulare. Nella disperata telefonata ha spiegato agli uomini dell'Arma di Desio che la sua l'amica si era appartata con un ragazzo - un cliente occasionale - in un hotel della provincia di Monza Brianza. Malgrado le continue telefonate all'amica, lei non aveva avuto più sue notizie. La donna era convinta che le fosse accaduto qualcosa di terribile ed era nel panico. Con l'aiuto della romena i militari hanno raggiunto l'albergo e, dopo avere cercato tra i piani, sono riusciti a trovare la camera.

Il blitz 

Avvicinandosi a tutte le porte, hanno sentito dei lamenti strazianti. I carabinieri senza alcun indugio sono riusciti ad entrare nella stanza, dove la giovane era sdraiata a terra ai margini del letto con evidenti segni di lesioni. Quando la vittima da ore sequestrata ha intravisto i carabinieri, ha cominciato ad urlare chiedendo disperatamente aiuto. "Aiutatemi, sta cercando di ammazzarmi”. Agli uomini dell'Arma ha poi raccontato di essere costretta a prostituirsi per sopravvivere. In stato confusionale la giovane ha aggiunto con un filo di voce di essere stata ripetutamente picchiata, privata dei cellulari, minacciata e trattenuta dall'uomo per diverse ore dentro la camera.  

Le prove

All’interno della stanza dell'hotel, i militari hanno trovato gli elementi per incastrare l'orco. A cominciare dalla cocaina che, su richiesta del suo cliente, la vittima doveva assumere durante i rapporti sessuali. Inoltre, nella camera c'erano i due cellulari spenti della 30enne e un cavo per ricarica del cellulare che l’uomo gli avrebbe stretto intorno al collo comprimendolo, per evitare che la sua vittima di un crudele gioco erotico potesse chiedere aiuto o scappare. La donna è stata portata in ospedale per accertamenti.

L'arrestato

L’arrestato, su disposizione della Procura di Monza è stato sottoposto in un primo momento agli arresti domiciliari, ma in considerazione della gravità dei fatti, la stessa autorità giudiziaria ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare disponendo l’accompagnamento dell’uomo nella casa circondariale di Monza. Michele Gruosso è il figlio di Daniela Lo Russo, ribattezzata "Lady Coumadin", 46enne di origini pugliesi che nel 2016 a Pescara tentò, proprio insieme al figlio, di uccidere il suo secondo marito, somministrandogli dosi massicce di Coumadin, farmaco anticoagulante. 

I precedenti

Nel dicembre del 2021, i giudici avevano confermato a Michele Gruosso la condanna di primo grado a 12 anni e 8 mesi di reclusione a Pescara per il tentato omicidio del secondo marito della madre  (a sua volta condannata a 13 anni e 8 mesi), un imprenditore di Spoltore che nell’estate del 2016 stava per essere ucciso dai due. Nei piani della donna l'uomo doveva venire ucciso attraverso la sommistrazione di massicce dosi di Coumadin: l’anticoagulante gli avrebbe provocato una emorragia interna facendo passare quella morte per cause naturali. Il piano diabolico però venne sventato dai carabinieri, insospettiti da una strana aggressione che l’uomo aveva subìto sotto casa e che, di fatto, aveva il solo scopo di provocare danni interni. I militari carabinieri misero sotto controllo diversi telefoni e anche quelli di madre e figlio per arrivare a ricostruire il piano e i suoi mandanti: madre e figlio. Ma Daniela Lo Russo è stata a lungo al centro delle cronache per questioni collegate a questo processo. Quella più clamorosa è l’aver trafugato, con la complicità del figlio, due faldoni del processo di appello dagli uffici della Corte aquilana, per poi darli alle fiamme nelle campagne di Capestrano. Una vicenda processuale che si è chiusa il 15 dicembre 2021 solo per Gruosso con un patteggiamento a due anni. Daniela Lo Russo si è tolta la vita mentre era ai domiciliari a Serra San Bruno in Calabria.