«Più che un sogno che si realizza, è un miracolo. Non sempre riesco a credere che sia tutto vero". Nico Acampora, classe 1971, un passato da educatore di strada, è l’uomo che con la sua impresa umana, sociale, civile ha spinto il presidente Sergio Mattarella a decidere di tagliare il nastro di una pizzeria. Ma non è un locale a caso. È davvero speciale perché "ha squarciato il velo dell’indifferenza sull’autismo. Anche se c’è tantissimo da fare".
Emozionato?
"A dir poco. Sergio Mattarella primo cliente. Per noi è meraviglioso. Il messaggio che il presidente lancia al Paese sedendosi al nostro tavolo è straordinario: è il certificato che i nostri ragazzi non sono più invisibili".
Un primo locale a Cassina, adesso il secondo a Monza. Tutto in salita?
"È stata durissima, specialmente all’inizio, quando nessuno credeva che dei giovani autistici potessero gestire un ristorante. Adesso è tutto più semplice: abbiamo dimostrato sul campo che avevamo ragione. Ma in principio mi hanno dato del pazzo".
Non è mai stanco?
"Sono un uomo di rara stanchezza e di rara felicità. Tra poche ore avremo 200 ospiti e la brigata provvederà a tutto. Immaginatevi".
Cosa servirete a Mattarella?
"L’articolo 1 rivista da noi. ‘L’Italia è una Repubblica fondata anche sul nostro lavoro’. Sono convinto che il presidente lo sappia già, viene per farlo capire a chi non ci sente. Sarà un pranzo davvero particolare tutto a base di prodotti di Terra Libera che vedono la luce su attività e campi confiscati alle mafie. Un omaggio alla storia familiare del presidente, ma vogliamo anche che sappia che non siamo solo ottimi pizzaioli, ma anche cittadini provetti".
Oggi è la Giornata dell’Autismo, quanto ancora c’è da fare?
"Tutto. Mancano diagnosi, terapie, posti di lavoro, luoghi di socializzazione. Autonomia e dignità per 600mila persone in Italia cha aspettano in silenzio. Spero che l’interesse del Quirinale smuova la politica, che può cambiare le cose e non lasciare più sole le famiglie a combattere ogni giorno".
Lei è figlio di un metalmeccanico emigrato da Napoli, suo padre Vincenzo è morto quando aveva 14 anni, cosa gli direbbe se oggi fosse al suo fianco?
"Vieni a mangiare la pizza più buona della galassia conosciuta mentre ti racconto cosa ho fatto in questi anni. Senza la mia famiglia, mia moglie e i miei figli, PizzAut non esisterebbe. È cominciato tutto per dare un futuro a Leo, che è autistico. Per spiegargli chi è Mattarella gli ho detto che è il maestro supremo degli Jedi. E lui da grande – oggi a 14 anni – vuole fare lo Jedi".
Il vero portento di PizzAut sono i ragazzi.
"Assolutamente sì. Quello che fanno è straordinario. Ora sono in 19 al lavoro a Cassina, sette dei quali si trasferiranno qui, insieme ad altri colleghi che sono in formazione. A regime nei due ristoranti saranno 35. E pensare che hanno rischiato di rimanere parcheggiati in qualche struttura per tutta la vita. Adesso sono concentratissimi sul menu: gnocco fritto e salumi e poi giro pizza con i nostri classici e una new entry dedicata alla città che ci ospita: ‘Easy Monza’, zafferano e luganega. Ma ci saranno anche la ‘Dpcm’, mortadella e granella di pistacchio, la ‘Bombazza’, ‘nduja e salame piccante, la ‘Normaloide’ con il salmone e i semi di sesamo, la ‘Fuori di zucca’". Buon appetito, e buona vita.