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Il ministro Delrio: mai più un euro a Pedemontana

Il ministro: il dossier in mano a Cantone, se irregolarità tutto finirà in Procura. Ma l'opera non si ferma: ha già il via libera. Incontro a Roma con i 5 Stelle di MONICA GUZZI

Graziano Delrio (LAPRESSE)

Monza, 5 febbraio 2016 - «Abbiamo ereditato quest’opera, ma se mi chiedete cosa avrei fatto io, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Da parte del Ministero però non usciranno altri finanziamenti». Graziano Delrio non fa giri di parole. Il ministro per le Infrastrutture e Trasporti storce il naso davanti alle grandi opere che si trova sul tavolo. «Non ne avrei autorizzata una, sono tutte basate su calcoli viabilistici sbagliati». Tuttavia, aggiunge, Pedemontana è un’opera già autorizzata e nessuno può metterle i bastoni tra le ruote. È un’opera privata, nonostante i cantieri si siano avvalsi finora di soldi pubblici. Però non ce ne saranno altri. Se Pedemontana vorrà tentare di accedere al piano Juncker (che altro non è che un sistema di finanziamenti, ricorda il ministro) lo farà come operatore privato.

Su questo, la scelta di chiudere i rubinetti pubblici a un’autostrada che finora ha bruciato l’80 per cento delle risorse per finanziare solo un terzo dei lavori, Delrio è stato categorico, rispondendo ieri alle domande della delegazione del Movimento 5 Stelle approdata a Roma per chiedergli di fermare Pedemontana. A sostenere la necessità di bloccare i cantieri, il consigliere regionale Gianmarco Corbetta e i parlamentari brianzoli Bruno Marton e Davide Tripiedi. Nel mirino gli alti costi di un’autostrada considerata inutile dai 5 Stelle, dannosa per gli effetti sulla viabilità locale (uno studio delle Province di Monza e Como ne rivela l’effetto boomerang) e rischiosa perché il suo prossimo percorso dovrebbe attraversare i terreni contaminati dalla diossina fra Seveso e Meda. Ma soprattutto un’opera dal fiato corto a livello finanziario. Mancano all’appello 3 miliardi di euro se si vuole attraversare la Brianza con le tratte B2 C e D e collegare Varese e Malpensa con Bergamo e Orio al Serio.

I 5 Stelle chiedono, e il Ministero non nasconde i dubbi. «Siamo in attesa delle verifiche dell’autorità anticorruzione. Sulla base delle valutazioni che farà Raffaele Cantone siamo pronti a trasmettere tutto, se fosse necessario, alla Procura». Quanto al nodo diossina, il ministro promette: «Stiamo verificando i rischi, se venissero confermati si sposterà il tracciato». Soddisfatti a metà i 5 Stelle: il cantiere è arrivato in Brianza con l’inaugurazione della tratta B1 e l’impegno del ministero a chiudere i rubinetti non basta, anche perché il governatore Maroni ha più volte annunciato l’intenzione di andare avanti. «Abbiamo trovato il ministro un po’ sfuggente di fronte alle responsabilità di questo Governo rispetto al proseguimento dell’opera ma è chiaro che non intende metterci un euro in più di soldi pubblici rispetto a quanto già previsto (e speso). La crisi finanziaria di Pedemontana resta irrisolta: i privati non credono più nell’opera e il pubblico si rifiuta di coprire il buco di 3 miliardi».