
Valentina Ragaini Armando Fettolini Simona Bartolena e Giacomo Nuzzo sotto al collage di fotografie
Immagini rielaborate, tagliate, decorate e riproposte, dove il dentro e il fuori dal carcere si intersecano verso la ricerca di identità. Si intitola “Come mi vorrei“ il progetto fotografico promosso dall’associazione culturale “Heart - pulsazioni culturali“, che coinvolge diversi carceri italiani, tra cui la casa circondariale di Monza, in collaborazione con il ministero della Giustizia, l’Ufficio scolastico regionale e la Fondazione Comunità Monza e Brianza. "Il progetto è stato proposto a 50 detenuti del carcere di Monza e ad altrettanti cittadini incensurati, amici e conoscenti – spiegano la curatrice Simona Bartolena e il fotografo Giacomo Nuzzo –: chi aderiva veniva fotografato in una posa standard, con fondo bianco, simile alle foto segnaletiche. A ciascuno dei partecipanti, dentro e fuori dal carcere, è stata poi riconsegnata la propria foto, perché la scomponesse e manipolasse, reinterpretandola a modo suo, pensando a “Come mi vorrei“". L’artista Armando Fettolini ha aiutato i detenuti a pensare alla propria immagine, metafora della propria vita, chiedendosi come vorrebbe se stesso e la propria esistenza. Sono usciti cento lavori che poi hanno composto un collage di persone tutte diverse, ma in qualche modo tutte uguali, dove i detenuti si mescolano ad avvocati, sacerdoti, giornalisti e artisti, divenute oggetto di una mostra esposta nel foyer del Teatro Binario 7.
Qualcuno ha aggiunto strumenti iconici del proprio lavoro, qualcun altro ha creato con la propria immagine un puzzle a colori, qualcuno ha cancellato metà del proprio volto, qualcuno ha tenuto la sagoma riempiendola con un cielo al tramonto. Le immagini sono anche diventate un libro illustrato. "Siamo usciti dal carcere con delle immagini – racconta Nuzzo –, ma ancor più con un senso di condivisione: alcuni ci hanno raccontato la loro storia, altri no, ma tutti hanno condiviso le loro emozioni, errori, privazione di libertà, nostalgia della famiglia e paura del futuro". Chi esce dal carcere dopo anni di reclusione trova il mondo cambiato e se non ha avuto occasioni di formazione all’interno, non ha modo di riproporsi e torna a delinquere.