Nigeriano aggredito: i trapper offrono 1.500 euro

Come risarcimento all’operaio straniero a cui avevano rapinato e distrutto la bicicletta insultandolo alla stazione ferroviaria per fare un video

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di Stefania Totaro

Chiedono il processo con il rito abbreviato e offrono 1.500 euro ciascuno di risarcimento alla parte civile i due trapper accusati di avere prima minacciato di morte perché "nero" e poi rapinato un operaio nigeriano alla stazione ferroviaria di Carnate. Ieri si sono presentati davanti alla gup del Tribunale di Monza Angela Colella per l’udienza preliminare Jordan Jeffrey Baby, nome d’arte del 25enne residente a Bernareggio Jordan Tinti, difeso dall’avvocato Federico Pisani e Gianmarco Fagà, noto come Traffik, romano, 26 anni, difeso dall’avvocata Ilaria Rapali.

Il primo è già finito nei guai per comportamenti aggressivi nei confronti delle Forze dell’ordine (saltava sul tetto di un’auto dei carabinieri per pubblicizzare una canzone) e le minacce social a Vittorio Brumotti, inviato di Striscia la notizia e il secondo è gravato da precedenti per rapina, resistenza a pubblico ufficiale, droga e violenza nei confronti dell’ex fidanzata. Ora devono rispondere di rapina in concorso aggravata dall’uso di armi e dalla discriminazione razziale e porto di oggetti atti ad offendere. Il nigeriano di 41 anni si è costituito parte civile con l’avvocata Greta Marchesi. "Vogliamo ammazzarti perché sei nero", avrebbero detto i due ragazzi, minacciandolo con i coltelli, all’operaio che lo scorso 10 agosto tornava a casa dopo una giornata di lavoro e si stava dirigendo verso il sottopasso pedonale spingendo la propria bicicletta. L’uomo, spaventato, temendo per la propria incolumità, ha abbandonato la bicicletta e il suo zaino ed è fuggito mentre vedeva i due malviventi che se ne appropriavano e si dirigevano verso i binari. Il nigeriano allora è tornato indietro chiedendo la restituzione del maltolto, ma la reazione sarebbe stata violenta: mentre uno di loro gettava la refurtiva tra i binari per poi avventarsi con il coltello sui copertoni della bici lacerandoli, l’altro lo filmava con il proprio cellulare. All’uomo non è restato che rimanere a distanza finchè ha notato i suoi aggressori salire sul treno in transito in direzione di Monza. Ma prima è riuscito a scattare alcune fotografie poi risultate fondamentali per la loro successiva identificazione da parte dei carabinieri, a cui il volto di Jordan Jeffrey Baby era già noto per le precedenti intemperanze. Dal canto loro, gli imputati negano le accuse. Il difensore di Jordan Tinti sostiene che il 25enne non è razzista perché ha tatuato sul viso il campione di basket nero suo idolo, Michael Jordan e che non ci sono prove oltre alla parola del nigeriano sulla frase che sarebbe stata pronunciata. Inoltre al momento della presunta rapina Jordan Jeffrey Baby era distante da zaino e bicicletta, come mostrerebbero i filmati a circuito chiuso della stazione ferroviaria. I due imputati sono ancora detenuti in carcere e ieri hanno chiesto di ottenere gli arresti domiciliari.