BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Nei laboratori Technoprobe la palestra dei microchip

Nel centro di ricerca nascono le schede-sonda per testare i microprocessori. Tecnici specializzati al lavoro in due linee coperte dal segreto industriale

di Barbara Calderola

Tre centri di ricerca, 500 brevetti, ad Agrate c’è uno dei cervelli della Technoprobe, 160 dipendenti in via Marconi. Tecnici specializzati al lavoro in due linee coperte dal segreto industriale. Qui nascono le schede-sonda per testare i chip, il colosso dei semiconduttori sbarcato in Borsa a febbraio è nato in Brianza nel 1996 da una costola di St e poi ha spiccato il volo. Ora è il solo produttore in Italia di “probe-card“, secondo al mondo: il gruppo ha 2.600 addetti, 391 milioni di euro di ricavi consolidati (in crescita del 23,4% anno su anno).

"Nonostante tutte le difficoltà contingenti il nostro sistema industriale continua a scalare i mercati internazionali – dice Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, ieri in visita all’azienda –. Le imprese investono in innovazione a dispetto delle conseguenze del conflitto in Ucraina e l’emergenza legata al caro energia". Si stima che la bolletta elettrica nello stabilimento brianzolo crescerà di una decina di milioni, "passando dai 7 dell’anno scorso ai 16 di quest’anno", spiega Roberto Crippa, uno dei tre titolari. Un problema "soprattutto per chi è piccolo e non ha la forza di reggere l’urto della crisi attuale – aggiunge Spada –. Per tutti è urgente che il governo intervenga regolando il mercato impazzito: il price cap temporaneo è l’unica soluzione che può evitare il peggio. Senza interventi in sei mesi rischiamo di vedere scomparire un pezzo importante del settore manifatturiero con inevitabile crisi sociale". Spada parla anche del secondo ingrediente della cura, "il taglio del cuneo contributivo, due terzi a favore del lavoratore, un terzo delle imprese" che spingerebbe crescita e assunzioni. Alla Technoprobe aspettano anche "un piano sull’istruzione: serve personale. Mancano scuole tecniche delle quali abbiamo più bisogno che mai – aggiunge Crippa – in particolare qui dove i quadri fanno la differenza. Con gli uomini giusti la fabbrica va da sé".

Uno di loro è il direttore dello stabilimento, Sergio Doneda, 40 anni di carriera alle spalle cominciata qui di fronte, in mamma St, per poi passare a esperienze internazionali, negli Stati Uniti, in Svizzera e in Germania. Alla fine il ritorno a casa, accanto "ai neodiplomati che formiamo subito dopo la fine degli studi". Sono loro - tuta bianca sterile, coperti dalla testa ai piedi, che guardano al microscopio tutto il giorno wafer di silicio - il segreto del chip.