
Prostituzione
Monza, 12 settembre 2014 - Tacchi alti, gonne cortissime e reggiseno. Sono disinibite le donne della strada. Devono esserlo. Per vivere, vendono il loro corpo per poche decine di euro. Una banconota da venti o da cinquanta, per una prestazione sessuale e tanti rischi da fronteggiare nell’arco di un’intera notte. Ma la sera delle vie buie, è cambiata. Il giro di prostituzione si è spostato. Il frequentatissimo viale delle Industrie, zona tradizionalmente conosciuta per l’incontro di trans e prostitute dell’est Europa, viene presenziato da meno di una decina di donne e uomini. Anche viale Lombardia, dopo il suo recente restyling, si mostra a portata di famiglie, senza la presenza di ragazze poco vestite ai suoi lati. O quasi. A rimanere, portando avanti uno dei lavori più antichi, nell’ultimo tratto proseguendo verso via Cesare Battisti, cinque o sei donne dall’accento esteuropeo. La zona calda è dunque altrove. Via Ticino, via Della Taccona, via Tevere. Questi nomi del nuovo giro di prostituzione. «Il Giorno» ha percorso quelle strade.
La disperazione è molta, quando cala il buio. Lo si nota subito. La maggior parte delle frequentatrici della strada sono giovani, con il timore di incorrere in qualche situazione pericolosa impresso nello sguardo. Per questo rimangono al telefono per tutto il tempo. Cellulare in mano e auricolare ben posizionato nell’orecchio. Nessuna parla italiano. Le frasi dirette ai possibili clienti, sono sgrammaticate e pronunciate con accento rumeno o slavo. Si avvicinano alle auto, controllando prima chi è seduto alla guida, solo dopo pochi secondi tolgono l’attenzione dal telefonino e iniziano a lavorare. In viale delle Industrie, accanto all’istituto Mapelli, sono solo in due ad attendere gli automobilisti. Una bionda e a pochi metri di distanza una ragazza bassa, stanca. Lascia passare alcune macchine e poi inizia a mostrarsi, cercando di attirare l’attenzione. Anche allo stadio ci sono solo due prostitute. Una volta conosciuto come il tempio del sesso notturno dei trans, oggi sembra desolato. Il buio favorisce queste attività illecite. E in molti casi, come abbiamo registrato nelle ultime settimane, anche botte e rapine da parte dei clienti.
Proseguendo si arriva poi, ai cancelli del cimitero. Il grande parcheggio da anni, ospita donne di differenti nazionalità. Ma alle 23.30 solo un paio di tacchi risuonano disinvolti sul cemento. Ci spostiamo verso viale Campania, ma anche qui a passare sono solo monzesi stanchi impegnati a rincasare. È in via Ticino, via Tevere, via Della Taccona, che la notte si accende.
Tre ragazze si avvicinano alle auto dei clienti. Cinquanta euro per concedere agli automobilisti di farle salire in macchina. La disperazione aumenta, metro dopo metro. Alcune sono infatti disposte a salire anche con le donne, ma a patto di vedere una banconota da cento euro. Il doppio di quanto chiederebbero per un rapporto etero. Urlano cifre, si arrabbiano se si sentono prese in giro, alcune invece ridono imbarazzate, per l’insistenza degli automobilisti nel chiedere loro sconti. Le ore sono lunghe e caratterizzate da sfruttamento e pericoli. Per sopportare di essere viste come merce di scambio, come semplici prodotti da acquistare cercando di sborsare il meno possibile, alcune assumono anche sostanze stupefacenti. Lo si nota subito, vedendole appartarsi e guardandole poi negli occhi. Ma notte dopo notte, ritornano sul loro angolo di marciapiede, telefono in mano, sorriso finto sul volto e carattere tenace e deciso. Alle spalle, molte persone a cui rendere conto.