La Monza manzoniana si svela: sedici tappe nei luoghi dei Promessi Sposi

Dalla fuga di Lucia al monastero di Santa Margherita dove era reclusa come monaca Marianna De Leyva. Una passeggiata arricchita da un sistema di qr code

La mostra dedicata alla figura di Marianna de Leyva, poi suor Virginia

La mostra dedicata alla figura di Marianna de Leyva, poi suor Virginia

Monza – Non solo Autodromo, Parco e Villa Reale. Monza guarda ai turisti proponendosi anche come città manzoniana. La proposta arriva da Ettore Radice, appassionato di storia monzese e presidente dell’associazione Mnemosyne, che con il supporto della Pro Monza, ha valorizzato le tracce di Marianna De Leyva, Lucia e Agnese in città e proponendo un itinerario dedicato: “Camminare con i Promessi Sposi”. Un percorso in 16 tappe che renderà visibile l’inscindibile legame tra Manzoni e Monza.

"Alessandro Manzoni – fa notare Radice – non può avere descritto così accuratamente, senza averli visti, i ruderi del castello visconteo o il monastero di Santa Margherita, dove era reclusa Marianna De Leyva, Gertrude, la Monaca di Monza. La descrizione della fortezza, già in rovina nel ‘600 e demolita poi nel periodo napoleonico (1807), è inserita all’inizio del IX capitolo, quando Lucia e Agnese entrano in Monza, passando per Porta Nuova (attuale largo Mazzini), accanto ai ruderi del castello Visconteo. Anche il monastero viene raccontato nello stesso capitolo ed in quello successivo".

Da fine ottobre alla Pro Monza si troverà la cartina con le istruzioni per seguire il percorso, segnato da apposite formelle ovali (24x30 centimetri) che marcheranno edifici e luoghi attinenti al capitolo del romanzo a cui fanno riferimento: per le ambientazioni (i luoghi in cui il Manzoni ha ambientato gli eventi avranno formelle beige) o per le suggestioni collegate ai personaggi (formelle verdi). In ogni targa viene inserita un’illustrazione delle prime edizioni del romanzo e dell’edizione con le illustrazioni di Giorgio de Chirico del 1964 ed una frase di alcune righe con il numero del capitolo da cui è tratta. Il Qr code apposto sulle targhe collega il canale YouTube “Camminare con I Promessi Sposi“ in cui si troveranno la lettura scenica, radiodramma del testo integrale della pagina da cui è tratta la frase, anche in versione inglese, preceduta dal riassunto del capitolo e dei video sui personaggi principali.

Verranno impiegati i video del progetto “I passaporti dei Promessi Sposi, La Monaca ieri come oggi" di Paolo Vallara e Associazione Pro Monza, realizzati per l’omonima mostra tenutasi ai Musei Civici nella primavera del 2022 (video Federico Videtta, fotografie Alessio Arrigoni). In un opuscolo illustrativo del percorso manzoniano verranno inserite la cartina della città con evidenziati i luoghi dove saranno ubicate le targhe (collocate su muri e cancellate), le fotografie dei luoghi e delle illustrazioni dei I Promessi Sposi scelte e un breve testo che racconta il luogo ed il suo collegamento con il romanzo.

Monza manzoniana parte con via Via Italia, con riferimento al capitolo 9 e ai ruderi del castello visconteo, piazza Duomo dove si trova la colonnina della peste e si ricorda “La madre di Cecilia“ (capitolo 34); per proseguire in via Lambro, via Gerardo dei Tintori (l’Oasi San Gerardo fu un lazzaretto e si immagina che lì Renzo incontri Don Rodrigo agonizzante); via Vittorio Emanuele, dove si trovava la proprietà di Giampaolo Osio (Egidio), per ricordare “La sventurata rispose”.

Il cammino continua in piazza Santa Margherita, dove si trovava il Convento della Monaca, via De Gradi, (dove si immagina che Renzo, di ritorno da Bergamo, acquistò due pani) e poi via Azzone Visconti, vicino al fiume, sembra proprio il luogo in cui Lucia fu rapita. In via Guarenti, ospitava l’antico cimitero degli appestati; in corso Milano seguiamo le orme di Renzo che si allontana da Lucia. Si prosegue in via Marsala, piazza Trento e Trieste, piazza Grandi, piazza Roma, dove si trova un’immagine di Monza del ‘600, piazza San Pietro Martire, dove si trova la statua di Mosè Bianchi, autore di un quadro che ritrae il dramma di Gertrude, per finire in piazza Carrobiolo.