Monsignor Delpini chiude la Villa Sacro Cuore

Dal 21 ottobre non ospiterà più le attività della diocesi di Milano. Costi troppo elevati per la struttura che deve anche essere ammodernata

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di Gualfrido Galimberti

Villa Sacro Cuore chiude le sue porte: dal 21 ottobre non ospiterà più le attività della diocesi di Milano. Lo ha deciso personalmente l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, arrivato a malincuore a questa decisione dopo avere attentamente valutato l’aspetto economico della gestione della struttura dotata di oltre 150 posti letto, oltre ai servizi e alle parti comuni. Costi troppo elevati. Di più: costi in continuo aumento. In tempo di crisi, insomma, anche per la Curia di Milano c’è poco da scherzare con i conti. La parola d’ordine è "razionalizzare" per gli amministratori pubblici, diventa lo stesso criterio per la Chiesa che, per ogni euro speso inutilmente, si ritrova con risorse in meno da destinare alle sue attività caritatevoli e di fede.

Purtroppo i dati finiti nelle mani dell’Arcivescovo lasciano poco spazio a dubbi. I tecnici hanno ben evidenziato come sia necessario, e non più rimandabile, provvedere ad adeguare l’intera villa alle normative di sicurezza e a un corposo intervento di ammodernamento che comporterebbe interventi per centinaia di migliaia di euro.

Stop dunque alle attività di spiritualità, ai convegni, ai corsi, agli incontri di formazione. Nessun timore, invece, per il personale impegnato nella struttura: l’ente che gestisce Villa Sacro Cuore, ovvero il Centro Ambrosiano, è pronto a ricollocare tutte le persone nelle sedi di Milano e di Seveso. Proprio l’esistenza di queste strutture, oltre a Villa Cagnola a Gazzada, ritenuti più che sufficienti per il fabbisogno, hanno contribuito a prendere la decisione della chiusura.

"Sono riconoscente e ammirato – dichiara monsignor Delpini – per i direttori e i loro collaboratori che hanno gestito l’accoglienza e l’animazione di Villa Sacro Cuore in questi anni. Hanno avuto il grande merito di creare uno stile familiare, una condivisione semplice di spazi di preghiera, di silenzio, di festa, nelle cappelle interne, negli angoli del parco caratterizzati da una creatività edificante, negli spazi in cui si allarga lo sguardo e si respira serenità".

Il presente, insomma, ormai è definito. Ancora tutto da decifrare invece il futuro di questa importante struttura. La diocesi di Milano, tra le varie possibilità, ha preso in considerazione anche l’ipotesi di una alienazione. Di certo non sarà semplice trovare un acquirente.

La crisi si fa sentire per tutti, i lavori di adeguamento saranno comunque da sostenere. A fare la differenza, come sempre accade in questi casi, sarà un eventuale cambiamento di destinazione d’uso. La Villa Sacro Cuore, tuttavia, sarà di certo tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici anche in virtù della sua storia secolare. La sua esistenza è già documentata nel 1523 grazie a un atto di cessione a una famiglia milanese. Villa passata di mano per testamento pochi anni più tardi, nel 1546, all’ordine dei barnabiti.

Da allora uno stretto rapporto con la Chiesa e con la cultura. Il Cardinale Carlo Borromeo frequentava questo centro per momenti di relax o di ritiro spirituale.

Qui era stato ospitato nientemeno che Giuseppe Parini per i suoi primi studi di letteratura, sotto la sapiente guida dei religiosi. Caduta in disgrazia con il periodo napoleonico, la Villa era stata poi rilanciata con finalità differenti (un allevamento da bachi da seta) nel diciannovesimo secolo, per ritornare poi nelle mani di ordini religiosi (questa volta i gesuiti) nel 1917.

Da allora centro di riferimento in tutta la Brianza (milanese, lecchese e comasca) quale luogo di formazione umana e spirituale.

L’ultimo passaggio di mano, pur mantenendo la destinazione d’uso, nel 1984 quando era stata ceduta dai gesuiti alla diocesi di Milano. Ora un nuovo futuro che, per la stessa Curia, è ancora da immaginare.