REDAZIONE MONZA BRIANZA

L’illusione della Triennale al Belvedere e lo scippo di Milano

Dalla Villa Reale di Monza era partita l’idea di una Biennale, ma quando ha assunto rilievo internazionale è stata spostata a Milano. Dal 2015 al 2018 il Museo della Triennale è stato portato al Belvedere di Monza, scarno ricordo degli anni d’oro e poi più nulla da quando la Triennale di Milano ha deciso di non rinnovare il contratto. Curioso destino quello della reggia monzese sedotta da prospettive di centralità e poi abbandonata, nonostante l’ambizioso progetto di Augusto Osimo, fondatore dell’Università delle arti decorative, poi Isia. Il padre dell’Isia aveva pensato di creare le Biennali come “Esposizioni internazionali di arti decorative“ che favorissero l’aggiornamento della cultura artistica nazionale grazie al confronto con esperienze straniere. Quattro furono le edizioni della mostra negli ambienti della Villa: le prime tre biennali, nel 1923, 1925 (in concomitanza con Parigi) e 1927.

La quarta, nel 1930, fu l’ultima rassegna prima del trasferimento a Milano, a Palazzo dell’arte. Le Biennali fecero convergere a Monza artefici da tutta la Penisola e da tutta Europa, evidenziando realtà creative rinomate, proponendo allestimenti curati e opere di pregio: arredi, ferro battuto, ceramica, vetri d’autore, oreficerie, lavori di tessitura e ricamo, opere di plastica e pittura decorativa composero un esempio efficace di unità delle arti rendendo la Villa Reale una scenografia. Da lì si aprì il problema più volte sollevato: la reggia doveva essere museo della sua storia o fondale per altro?