Assolti dall’accusa di omicidio preterintenzionale, saranno indagati per omicidio colposo. Lo ha deciso la Corte di Assise di Monza per i tre imputati della morte di una ottantunenne originaria del Guatemala e residente a Lissone, trovata senza vita il 2 dicembre 2021 nella casa dell’architetto E.P., 69 anni, che si è ritrovato accusato in un processo davanti alla Corte di Assise di Monza di omicidio preterintenzionale e abbandono di persona incapace da cui è derivata la morte insieme a M.S., 59 anni, figliastra della donna e al marito M.G., 66 anni, che vivono insieme all’architetto occupandosi delle pulizie.
I tre sono accusati di avere causato la morte della donna che era stata portata nell’abitazione del professionista dopo avere fatto il vaccino per il Covid. Gli imputati sono accusati poi di avere lasciato sola l’anziana, persona incapace per età e per malattia, per circa un’ora in cui sono andati fuori a pranzo, prima di chiamare i soccorsi, che invano avevano tentato di rianimare l’anziana già deceduta.
Un processo indiziario, per accuse negate dagli imputati che, difesi dall’avvocata Raffaella Vercesi, hanno scelto per chiarire la vicenda il dibattimento. Ieri il pm della Procura di Monza Alessio Rinaldi aveva chiesto la condanna degli imputati solo per omicidio preterintenzionale a 6 anni e 8 mesi di reclusione. "La vittima presentava la frattura esposta di un femore, avvenuta da 6 a 12 ore prima del decesso causato da embolia polmonare e lo sfondamento della cassa toracica - ha ricostruito il pm - Non vi è prova che la frattura del femore sia attribuibile agli imputati, che sono invece responsabili dello sfondamento della cassa toracica. Quindi c’è stato un tentativo di rianimare l’anziana ma la manovra, invece di salvarla, l’ha portata alla morte".
La difesa degli imputati ne chiedeva invece l’assoluzione. "Chi ha fatto la manovra rianimatoria? - si è chiesta l’avvocata Vercesi - Il forte dubbio è che siano stati i soccorritori. Se davvero fossero stati gli imputati, la lesione causata da una manovra salvifica non può avere un intento doloso, ma eventualmente colposo. Nessun indizio univoco della loro responsabilità è stato raggiunto nei confronti degli imputati, che quindi devono essere assolti".
I giudici popolari della Corte di Assise monzese, dopo una camera di consiglio presieduta dal giudice togato Carlo Ottone De Marchi con a fianco il collega Davide Rizzuti, hanno assolto gli imputati dall’accusa di omicidio preterintenzionale e reinviato gli atti alla Procura perché proceda eventualmente per omicidio colposo.
S.T.