REDAZIONE MONZA BRIANZA

La tragedia del treno 341: "Ero a bordo, ricordo i pianti"

In occasione del 65esimo anniversario la commemorazione della strage di viale Libertà. La testimonianza di Angelo Sala, che a 15 anni si stava recando al lavoro in una fabbrica di Milano.

La commemorazione ieri mattina della tragedia in cui morirono 17 persone

La commemorazione ieri mattina della tragedia in cui morirono 17 persone

Momento di raccoglimento ieri a Monza in occasione del 65esimo anniversario della strage ferroviaria al sottopasso di viale Libertà. Il sindaco Paolo Pilotto, il vice-coordinatore della Consulta Libertà Giuseppe Bergamelli, e Angelo Sala, uno dei sopravvissuti alla tragedia, dopo aver posto una corona d’alloro sulla targa del sottopasso che commemora il fatto, hanno ricordato quello che con i suoi 17 deceduti e 124 feriti ha rappresentato il più grave incidente ferroviario lombardo dal secondo Dopoguerra. Presenti i consiglieri comunali di maggioranza Maria Giovanna Porro e di minoranza Martina Sassoli e Andrea Arbizzoni.

Angelo Sala ricorda bene quel 5 gennaio 1960, quando a causa probabilmente di un errore umano (anche per via della forte nebbia), il treno 341 proveniente da Sondrio e diretto a Milano deragliò in un punto in cui le rotaie erano leggermente deviate e rette da un sostegno provvisorio (dovuto ai lavori in corso per il sottopasso), e in cui la velocità sarebbe dovuta essere di 10 chilometri orari e fu invece di 90, facendolo così schiantare contro il muro di una fabbrica e provocando la caduta di sotto di alcuni vagoni. "Avevo 15 anni e, venendo da Olgiate, mi trovavo in treno per andare a lavoro, in una fabbrica di via Enrico Da Monza, che raggiungevo a piedi dalla stazione - racconta il testimone -. Mi trovavo all’ultima carrozza perché mi era più congeniale alla discesa per arrivare prima in ditta, di spalle rispetto alla direzione di marcia, come mi aveva suggerito mio padre. Fatto che mi evitò di cadere quando ci fu l’arresto repentino del mezzo". "A un certo punto - prosegue -, ho sentito un frastuono clamoroso. È stato davvero terribile, sentivo rumori e pianti. Nonostante questo, data la mia giovanissima età, la mia preoccupazione fu quella di non arrivare tardi al lavoro. Arrivai in ritardo di 15 minuti e mi giustificai dicendo che il treno era in ritardo, senza neanche parlare della tragedia".

Anche il sindaco Pilotto ha riportato una testimonianza di quanto avvenuto quel giorno, leggendo la lettera inviata al Comune da Silvana Villa, figlia di Giovanni Villa, un vigile urbano che in quell’occasione corse subito a soccorrere le vittime, e che per questo fu insignito dal ministero dell’Interno della Medaglia di bronzo al valore civile.

Alessandro Salemi