GUALFRIDO GALIMBERTI
Cronaca

La sfida dell’economia Dop. Un indotto da 7 milioni e un sogno nel cassetto: le Ville Aperte del gusto

Dal pollo alla Pecora brianzola, presidio Slowfood, fino al salame d’origine protetta. Il territorio scommette sulle sue eccellenze e la Provincia studia una rassegna gastronomica.

La sfida dell’economia Dop. Un indotto da 7 milioni e un sogno nel cassetto: le Ville Aperte del gusto

La sfida dell’economia Dop. Un indotto da 7 milioni e un sogno nel cassetto: le Ville Aperte del gusto

Una “Dop economy“ italiana in forte crescita e una realtà brianzola che anche in questo ambito si sente sempre più pronta a recitare un ruolo da protagonista con i suoi prodotti. A fornire l’occasione di una riflessione su questo settore è il rapporto Ismea-Qualivita 2023, che consegna numeri in crescita: la Dop economy a livello nazionale vale 20,2 miliardi di euro. La Lombardia è la terza realtà in tutta la penisola, ma anche la regione che è più cresciuta: +14,6 per cento rispetto al 2021. La Dop economy regionale raggiunge così un peso del 16% sul valore complessivo del settore agroalimentare regionale, grazie al lavoro di 8.694 operatori coordinati da 40 consorzi di tutela delle filiere del vino e del cibo riconosciuti dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Seper impatto economico Brescia stacca tutti, la provincia di Monza e Brianza è in fondo alla graduatoria con 7 milioni, seguita solo da Varese (6 milioni).

Non c’è molto da meravigliarsi, visto che la Brianza monzese non è terra da vino, né di produzione di formaggi. Ci sono comunque motivi di orgoglio che permettono al territorio di distinguersi e ritagliarsi un piccolo spazio nell’agroalimentare. La luganega ormai si fa conoscere sempre di più, non solo tra gli addetti ai lavori, visto che ha conquistato spazi importanti anche in televisione. Celebrato anche l’asparago rosa di Mezzago, mentre si fa spazio anche la patata bianca di Oreno. Un po’ più difficile, invece, considerare come produzione monzese il Salame Brianza Dop, che riguarda soprattutto l’area lecchese. Tra i prodotti da primato c’è il Pollo brianzolo, di tipo mediterraneo, frutto di un incrocio tra galli di razza Livornese bianca e galline di razza New Hampshire che si distingue per qualità e pregio delle carni. È un presidio Slowfood la Pecora brianzola, che ha origine nelle attuali province di Monza, Lecco e Como. Per Luca Santambrogio, presidente della Provincia di Monza e Brianza, la luganega, l’asparago rosa di Mezzago e la patata bianca di Oreno sono tre tesori di cui andare fieri. "Io li considero dei presidi molto importanti – dice – perché sono legati a quel mondo agricolo che nel nostro territorio è in forte contrazione. Non sono però soltanto dei retaggi del passato. Con molto piacere noto che già grandi catene di supermercati li valorizzano e li commercializzano abitualmente". Produzioni preziose anche dal punto di vista culturale. "Anche sotto questo profilo – commenta – sono molto importanti perché identificano, sotto il profilo culinario, la nostra bella Brianza. Questo suggerisce un’attenzione in più. Si tratta di tre prodotti che hanno già fatto un percorso importante, ma che meritano di essere valorizzati anche da noi, come istituzione, per esempio legando la loro conoscenza a importanti manifestazioni del territorio come per esempio Ville Aperte".