
di Monica Guzzi
"La politica è sporca? Laviamola". La provocazione del professor Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia interculturale all’Università di Milano-Bicocca e autore di numerose pubblicazioni, è andata subito a segno.
Chi pensa all’universo giovanile come a un magma informe di ragazzi notte e giorno in pigiama, inchiodati davanti allo schermo del computer, più stregati dal mondo dei social che dalla vita che sta fuori dalla loro cameretta, si dovrà ricredere davanti ai numeri. Al nuovo corso - 7 incontri online aperti ai ragazzi dai 13 ai 25 anni - proposto dal professore e dal Comune di Villasanta hanno già aderito infatti più di 50 giovani, in gran parte under 18.
Professore, come mai un corso di politica per ragazzi proprio ora?
"L’obiettivo è sfatare l’idea che la politica sia una cosa sporca e fare innamorare i giovani della politica. Lo faremo con simulazioni, casi, dibattiti, coinvolgendo direttamente i partecipanti".
Come si articola il corso?
"Il primo giorno lo dedicheremo alle parole della politica, poi alla storia della politica, alla Costituzione italiana, fino ad arrivare all’Europa e all’Onu. Analizzeremo come si forma una legge, quali sono i poteri. Tutto ciò che siamo abituati a chiamare educazione civica verrà affrontato in chiave attuale, cosa che spesso a scuola non si riesce a fare. E poi spiegheremo che la politica ha dei codici, dei linguaggi che bisogna imparare. Non basta il consenso: ci vogliono esperienza e conoscenza".
E i ragazzi stanno rispondendo...
"Mi ha colpito l’interesse, abbiamo iscritti anche da fuori regione e fuori provincia. Certo, loro oggi magari non la chiamano politica, ma quando si occupano di temi etici, di ambientalismo, o di diritti e di doveri, in fondo fanno questo, bisogna solo arrivare al passaggio della dimensione politica".
La frustrazione della didattica a distanza ha un ruolo nella riscoperta della dimensione politica?
"La politica in questi anni non ha ascoltato molto i giovani, ma molti dirigenti scolastici mi dicono che sono aumentati i ragazzi che si candidano negli organismi di rappresentanza della scuola. L’idea di mettersi a disposizione è un recupero della dimensione della partecipazione. Io ho cominciato a fare poloitica a 14 anni e per me imparare e avere qualcuno che mi insegnasse è stata una grande occasione di crescita. Certo, con i partiti tradizionali c’erano scuola, formazione e gavetta".
Come cercherà di trasmettere la passione per la cosa pubblica?
"Mi sembra che la richiesta dei ragazzi in questo periodo sia di alfabetizzazione in campo politico, non solo nel senso di conoscere le regole e le norme, ma soprattutto di capire le emozioni e le biografie delle persone che hanno fatto della politica una parte importante della loro vita. Come si racconta con emozione il primo bacio o il rigore segnato o sbagliato al Novantesimo, allo stesso modo si può narrare con emozione la nottata passata a preparare un volantino o il primo intervento in Consiglio Comunale. Il corso parlerà delle emozioni della politica, sperando di suscitarne nei ragazzi".