La lezione del “letterato migrante“. Appello ai sindaci d’Italia: "Piantate un ulivo per la pace"

L’impegno di Cheikh Tidiane Gaye, vicepresidente del consiglio comunale eletto con il centrosinistra. E il primo a rispondergli positivamente per fermare le guerre è stato il sindaco, suo avversario politico.

La lezione del “letterato migrante“. Appello ai sindaci d’Italia: "Piantate un ulivo per la pace"

La lezione del “letterato migrante“. Appello ai sindaci d’Italia: "Piantate un ulivo per la pace"

"Un ulivo per la pace", è la richiesta che da Arcore sta facendo il giro d’Italia. Cheikh Tidiane Gaye, il professore-poeta di origini senegalesi, brianzolo d’adozione, vice presidente del consiglio comunale eletto con il centrosinistra, all’opposizione, ha scritto una lettera a 300 sindaci di ogni schieramento, chiedendo a tutti di organizzare la piccola ma intensa cerimonia "perché lo stop alle armi si coltiva. E tutto aiuta, anche un gesto simbolico". Il docente spera che l’effetto sia quello della goccia che scava il marmo. Una reazione a catena capace di smuovere le coscienze "in un momento in cui ce n’è davvero bisogno. La necessità di un cambio di passo è sempre più forte - dice - serve un impegno più incisivo nella lotta contro le guerre: la situazione in Palestina, Israele, Russia e Ucraina ci suggerisce di andare in questa direzione". Così è nata l’idea: "Credo che tutti dobbiamo rimboccarci le maniche e io da scrittore invito a riflettere". "’Restiamo umani’ - esorta nella missiva agli amministratori in tutto il Paese - sensibilizziamo, educhiamo, promuoviamo la pace nelle scuole e tramite le scelte politiche per il governo delle nostre Città. Non possiamo riuscirci rimanendo uguali a prima, dobbiamo attingere al meglio dentro di noi, cercare nuove sensibilità, impiegare tutta l’intelligenza, ampliare la nostra conoscenza". Perché un ulivo? "La posa dell’albero può essere l’inizio di un percorso che rafforzi in tutti la conoscenza delle condizioni necessarie perché la pace regni in ogni angolo della terra". Un compito che spetta a ciascuno. "Possiamo diventare semi e favorire una convivenza basata su libertà, solidarietà, amore tra i popoli. Da anni promuovo queste idee e adesso ho chiesto a tanti colleghi di fare lo stesso. Ringrazio profondamente i comuni che hanno accolto la mia proposta, spero che tanti altri si aggreghino". Il primo è stato il suo sindaco, Maurizio Bono, avversario in aula, ma non certo in questa battaglia. Una foto ha fissato per sempre il momento.

Nelle loro braccia che sfiorano il giovane tronco c’è qualcosa di solenne. Come la missione di Cheihk Tidiane Gaye, l’intellettuale "ammiratore della negritudine", ma anche di Dante, Leopardi e Ungaretti, che firma libri e versi in italiano, "una lingua musicale, piena di sensazioni", ma guai a chiamarlo "scrittore migrante". Canta la cultura universale, "l’unica che ci permettere di arricchirci l’un l’altro".