Burago Molgora, la città raccoglie l’eredità di Ezio Motta: “Un maestro di rispetto e lealtà”

Il Comune assegna la benemerenza civica al direttore generale della Buraghese scomparso a novembre

Burago Molgora, la città raccoglie l’eredità di Ezio Motta: "Un maestro di rispetto e lealtà"

Burago Molgora, la città raccoglie l’eredità di Ezio Motta: "Un maestro di rispetto e lealtà"

La Buraghese è stata la sua seconda casa per più di quarant’anni. E ora il Comune gli assegna la Benemerenza civica alla memoria, l’Ambrogino d’oro di Burago. Ezio Motta, direttore generale della società, vivaio di campioncini per la Serie A, è scomparso a novembre lasciando un vuoto incolmabile, così - a pochi mesi di distanza - il sindaco Angelo Mandelli e l’intero borgo consegnano il riconoscimento alla moglie Maria Grazia e ai figli Alessio e Alberto (nella foto).

"È stato un punto di riferimento per intere generazioni di giovanissimi calciatori – ricorda il primo cittadino di Burago –, ha insegnato a tutti il rispetto e la lealtà. Una lezione preziosa che andava ben oltre il campo da gioco". Ieri, in Municipio, la cerimonia. Accanto alla famiglia, il presidente della Buraghese, Giuliano Raimondi.

"Per noi è un onore essere qui, oggi" ha detto. E la mente corre al 1980, quando Motta, classe 1953, fondò il gruppo insieme a un manipolo di pionieri. Tra le sue fila sono cresciute tante promesse. Le ultime, Lorenzo Colombo, ora nella rosa del Calcio Monza, società con cui la Buraghese ha stretto un legame di collaborazione, e Mattia Malaspina nella Primavera del Milan.

"Sono sue creature – sottolinea Mandelli –. Chi vive in provincia sa bene quanto contino la squadra, l’oratorio e le associazioni per i ragazzi e le loro famiglie. Il valore di chi permette a tutte queste realtà di esistere è assoluto". E la benemerenza "è un tributo che riconosce l’importanza di una delle nostre colonne". L’emozione in aula è palpabile, per i compagni di una vita il momento è indimenticabile. "Non c’è modo migliore di coltivare la memoria di Ezio – aggiunge Raimondi –. Il suo era un impegno disinteressato, senza secondi fini, fatto di passione per lo sport e senso di servizio per la comunità. Abbiamo una grande responsabilità: proseguire nel suo esempio perché il nostro direttore continui a vivere nei nostri cuori".

A ricordarlo, schiere di ragazzi, "la miglior testimonianza di tutto quello che ha fatto". In testa scorre un film in bianco e nero. Le prime foto scattate sui campi con mise d’antan inteneriscono chi non può dimenticarle e chi le guarda oggi per la prima volta. Ezio Motta è ovunque. "Col senno di poi sembra tutto facile, ma il nostro era un progetto ambizioso – conclude Marzio Marchesi, dirigente, il suo nome è fra quelli che avviarono l’avventura – volevamo offrire a Burago una nuova idea di servizio, senza retorica, lo sport come tappa fondamentale della crescita dei nostri bambini. Questa giornata dimostra che ci siamo riusciti".