Incendi e sospetti, la denuncia di Libera: "Sei roghi in quattro mesi. Si indaghi sui reati-spia"

"La ’ndrangheta si infila negli interstizi di aziende in crisi o che fanno troppa gola: attenzione al Vimercatese, le istituzioni devono stare vicine agli imprenditori"

L'incendio nell’area Primo Maggio a Concorezzo

L'incendio nell’area Primo Maggio a Concorezzo

Monza, 24 aprile 1014 –  Incendi a raffica. Aziende, grandi o piccole, che vanno a fuoco. Depositi, magazzini, aree industriali. Quasi tutti concentrati in un raggio di tempo e di spazio molto ristretto.

Un campanello d’allarme, per Valerio D’Ippolito, referente brianzolo di Libera, associazione contro le criminalità organizzata. Che ha drizzato le antenne, "perché potrebbe trattarsi di incendi dovuti a cause accidentali, oppure no". E chi, come lui, da vent’anni è impegnato attivamente nello scandagliare un territorio alle prese con una pervasività inquietante della ‘ndrangheta in particolare scandita da fatti e processi, non può stare a guardare.

"Negli ultimi quattro mesi, in questo inizio di 2024, ci sono stati almeno sei incendi in 5 paesi della Brianza Est - comincia la sua analisi -: c’è stata una concentrazione geografica e temporale di incendi preoccupante. Come portavoce di Libera ci occupiamo spesso di questi fenomeni, abbiamo imparato che alle loro spalle ci possono essere i cosiddetti “reati spia“. Chi si occupa di criminalità organizzata lo sa purtroppo, la sensazione che ho è che questa somma di incendi possa nascondere qualcos’altro: il fenomeno della penetrazione delle mafie nell’economia legale ormai è consistente e avviene talvolta con metodi che fanno ricorso anche alla violenza".

Valerio D’Ippolito fa anche un elenco dettagliato degli ultimi incendi: comincia tutto il 22 gennaio, quando va a fuoco la Planet Farm, avveniristico colosso dell’agricoltura indoor di Cavenago Brianza. I danni sono ingenti, ma l’azienda in forte espansione ha le spalle larghe e non è nemmeno costretta a ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il 16 febbraio le fiamme avvolgono l’Area Industriale Primo Maggio a Concorezzo: danni per milioni di euro, devastati tre capannoni – due gestiti da cinesi (uno, Wimi Tech, vende materiali per computer, l’altro, Marte, attrezzature per ristoranti) e l’autofficina Mc – e crea problemi anche tra i vicini, come un nastrificio. Il 17 marzo a Ornago a prendere fuoco sono diverse rotoballe di fieno all’aperto. Il 28 marzo a Usmate Velate, un incendio scoppia alla Euroacciai, azienda di materiali ferrosi: l’esplosione, le fiamme, il denso fumo. Nella fabbrica di lavorazione del ferro e dell’acciaio in viale delle Industrie a Usmate non ci sono danni solo alle strutture: undici operai rimangono coinvolti, per fortuna solo con lievi sintomi di intossicazione per il fumo respirato. Dalle prime ricostruzioni sommarie, a prendere fuoco sarebbe stata una vasca di diluente. Il giorno dopo a Sulbiate un incendio nei box sotterranei di un palazzo tiene in apprensione decine di famiglie. Il 13 aprile a Concorezzo va a fuoco la Hd Star, azienda che tratta il commercio all’ingrosso o al dettaglio di innumerevoli articoli, dai casalinghi agli elettrodomestici, dai prodotti per la pulizia della casa a cartoleria, giornali e riviste, abbigliamento, bigiotteria, mobili e arredi. Tutti episodi che potrebbero non avere connessioni fra loro, ed essere dovuti a cause accidentali. Però…

“Il mio appello - spiega il referente di Libera - è che chi si occupa di ordine pubblico, come il Comitato provinciale interforze che si riunisce regolarmente in Prefettura, si possa occupare anche di questo fenomeno ed eventualmente tranquillizzare. Dopo tutti questi incendi l’attenzione si concentra sempre sugli agenti inquinanti sprigionati ed è giusto così, la salute viene prima di tutto, ma non basta, visto che nascono anche altre domande". Quali? "Mi auguro che dietro a questi incendi ci siano sempre cause accidentali, ma il dubbio viene: è dopo la preoccupazione per la salute, il silenzio che segue preoccupa. Sono tutte cause accidentali? Ne siamo sicuri? Ci sono aziende sane che possono ingolosire appetiti illeciti ma anche aziende in crisi: la criminalità organizzata si infila in questi interstizi approfittando spesso di un momento di difficoltà e debolezza comprensibile da parte dell’imprenditore, che va invece aiutato e accompagnato. Bisogna saperlo e fargli sapere che può trovare nelle istituzioni una sponda: questo è lo spirito del mio intervento come Libera".