
Sulle sue capacità di segugio non sono ammessi dubbi. Lo ha dimostrato intrufolandosi nelle pieghe della grande storia, andando a scovare e illustrare, per esempio, episodi sconosciuti della guerra del Vietnam e del torbido duello di spie che, tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, contrappose le nazioni della Nato al blocco del Patto di Varsavia. Operazioni che hanno anche permesso ad Alessandro Giorgi, dirigente d’azienda con la passione della storia militare, di scrivere volumi apprezzati dagli specialisti e non solo.
Il manager monzese, classe 1961, laureato in economia aziendale all’Università Bocconi, questa volta si è interessato a fondo anche ai risvolti monzesi di una vicenda che ha appassionato gli storici, le peripezie relative al tesoro dei Savoia dopo la caduta del regime fascista. Un tesoro che i tedeschi cercarono di portare in Germania. Giorgi, giocando in casa, ha pure perlustrato personalmente i sotterranei del Municipio, dopo ovviamente aver chiesto le dovute autorizzazioni.
Perché qui, sotto l’edificio che ospita il Comune, tra l’agosto 1944 e l’aprile 1945, furono conservate le 23 casse contenenti una parte importante del tesoro, la collezione numismatica di Vittorio Emanuele III. Altre 112 casse, contenenti parte del resto del tesoro, vennero depositate negli ambienti della Villa Reale. Queste complesse vicende sono state ricostruite da Giorgi in un dettagliatissimo articolo pubblicato dal mensile Storia & Battaglie. I beni della famiglia reale nel 1944 finirono a Monza perché, dopo l’8 settembre 1943 il Governo di Salò aveva nominato un commissario, poi diventato sequestratario dei beni dell’ex-Casa Reale, l’avvocato Giuseppe Steiner. Quest’ultimo, grande invalido di guerra, per alcuni anni deputato fascista, componente del direttorio del Partito nazionale fascista, in quei mesi tormentati aveva fissato nella Villa Reale di Monza i suoi uffici. E qui furono trasportate pure le 23 casse che racchiudevano oltre 100mila pezzi di grandissimo valore. L’avvocato Steiner ottenne che queste casse venissero murate nei sotterranei del municipio. Ambienti che Giorgi ha ispezionato tempo fa. "Le casse – spiega Giorgi – furono sistemate lì perché erano meglio custodite. Ritengo che furono murate in una stanza, contigua al rifugio antiaereo. Mai più mi sarei aspettato di vedere le porte originali di quest’ultimo. E sono rimasto sorpreso dallo sviluppo di questi sotterranei. Sarebbe interessante organizzare delle visite guidate". La vicenda delle monete dei Savoia ebbe comunque un lieto fine. I tedeschi in ritirata cercarono infine di trafugarle in Germania, ma non riuscirono a portarle oltre Bolzano. Qui, nei primi giorni del maggio 1945, le truppe americane le recuperarono.
A una verifica risultarono mancanti solo 10 monete d’oro e una moneta da 10 scudi d’argento, tutte coniate dalla Repubblica di Genova. La collezione è ora custodita, e parzialmente esposta, a Roma, nel piano interrato di Palazzo Massimo alle Terme, in piazza dei Cinquecento. L’edificio è una delle cinque sedi del Museo Nazionale Romano.