Il re della Scala La vita da monzese di Piero Cappuccilli il baritono d’oro

Acclamato nei maggiori teatri del mondo, amava godersi la città. Dal ristorante ai bar preferiti alla villa che si fece costruire a Triante. La figlia ha aperto nel suo quartiere una Fondazione e una scuola.

Il re della Scala  La vita da monzese  di Piero Cappuccilli  il baritono d’oro

Il re della Scala La vita da monzese di Piero Cappuccilli il baritono d’oro

di Dario Crippa

Diceva che la passione per il mare, ereditata dal padre, ex ufficiale di Marina, e per le lunghe immersioni subacquee, gli avevano insegnato a tenere fiati lunghissimi anche in scena, quando cantava nei teatri più prestigiosi del mondo. Uno dei suoi segreti, ma non l’unico. Nel 2013, la rivista Classic Voice, in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, fa una classifica. I dieci più grandi interpreti verdiani. I migliori. In cima finiscono due nomi. Il primo, quasi scontato, è quello della divina: Maria Callas. Ma al suo fianco, c’è quello di un baritono, considerato il più grande della sua epoca. Si chiamava Piero Cappuccilli, ma in pochi ricordano che, triestino di origine (nato nel 1929 da genitori molisani), visse per 23 anni, quelli d’oro della sua carriera, proprio a Monza. Ne regala una testimonianza indelebile la figlia Patrizia, cresciuta in città con i suoi due fratelli e che ancora oggi porta avanti il ricordo di un uomo che avrebbe scolpito il proprio nome nel grande libro della musica lirica.

Venuto a Milano a inizio carriera, Cappuccilli debutta al teatro Nuovo con i Pagliacci e vince subito un concorso di grande prestigio. Ricorda la figlia: "Il suo maestro gli aveva detto così: “quando sarai pronto, ti manderò a Milano”. E così fu". Si aggiudicò immediatamente alcuni concorsi prestigiosi, di quelli capaci di spalancare le porte di un mondo complesso e difficile come era quello della Lirica, all’epoca ancora considerata una delle arti più alte, ma anche popolari d’Italia. "Fece il prestigioso concorso As.Li.Co (Associazione Lirica e Concertistica) al teatro sociale di Como e ottenne il primo posto su 38 baritoni". Poi vinse anche a Vercelli e "andò due mesi in Germania dove fece una tournée in cui cantava ogni sera: oltre 60 rappresentazioni".

Della sua voce, "spettacolare", si accorgono due mostri sacri come la Callas e il direttore d’orchestra Tullio Serafin, che nel 1959 lo chiamano a incidere un disco: "Lo vollero nella Lucia di Lammermoor di Donizetti. E subito dopo incise un altro disco alla Scala, la Gioconda di Ponchielli, sempre con la Callas".

Un’epifania. "Da lì partì tutto, una carriera internazionale che nel 1960 lo portò anche al Metropolitan di New York: volevano scritturarlo in esclusiva per tenerselo tutto per loro, ma mio padre preferì rimanere libero".

Intanto nel ‘59, Cappuccilli si era sposato, "e nel ‘60 nacqui io e poi via via i miei due fratelli. Dopo due anni a Milano ascoltò il consiglio di un amico: “vieni in Brianza, è bella e verde”. E così nel ‘62 andammo a vivere in affitto sopra il cinema Metropol, poi ci comprammo una villa in costruzione in via Doria, dietro alla chiesa del Sacro Cuore. Fra il ‘62 e l’85, i suoi anni d’oro, visse a Monza". La Scala diventa il regno di Cappuccilli, ci canta 52 titoli, e firma ben 11 inaugurazioni. "Divenne il baritono verdiano di riferimento", grazie a una voce morbida, estesa, omogenea, alla dizione perfetta.

Lo amano e lo vogliono tutti, i teatri più prestigiosi del Mondo se lo contendono. San Francisco, Miami, Montreal, Chicago, New York, Washington, Parigi, Londra, Salisburgo, Vienna, Monaco, Barcellona, Madrid, Bilbao, Tokyo, Sydney, Pretoria, Caracas, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Tenerife; e in tutti i teatri italiani, dalla Scala di Milano al Verdi di Trieste, e poi San Carlo di Napoli, Arena di Verona, Maggio Fiorentino, Opera di Roma, Fenice di Venezia, Petruzzelli di Bari, Carlo Felice di Genova, Regio di Parma, Regio di Torino, Sferisterio di Macerata, Torre del Lago al Festival Pucciniano, Massimo di Palermo, Olimpico di Vicenza. Un ricordo indelebile fino a quando un incidente stradale… "Tornava dall’Arena di Verona, gli avevano detto di restare per la notte, ma lui voleva tornare a casa dalla sua famiglia". Quell’incidente fu terribile. "Gli cambiò la vita, rimase appeso a un filo per 50 giorni e in riabilitazione per due anni. La sua carriera era finita. Presi in mano le sue carte e i suoi contratti, smise di cantare ma si dedicò all’insegnamento. Nel 1984 decise di andare a vivere a Montecarlo, come tante star prima di lui quali Luciano Pavarotti".

Cappuccilli era un vip, "ma nella vita di tutti i giorni era un tipo molto sportivo, quando aveva tempo, fra una tournée e l’altra, amava girare per Monza come una persona normale, ogni volta che ne aveva occasione tornava qui, andava nel suo bar preferito, dal parrucchiere in via Cavallotti a Triante, aveva delle belle e solide amicizie. Come Mario Colombo della Colmar o Angelo Grasso del cinema Metropol che invitava sempre alla Scala". I figli studiavano al Collegio Bianconi. "Era una persona semplice e generosa, aiutava tutti, anche i giovani cantanti come Leo Nucci. La generosità era una delle sue qualità più belle, era una persona solare… in qualsiasi posto entrasse era come se brillasse un raggio di sole. Quando era a casa amava radunare tutta la famiglia e portarci a mangiare il risotto con la luganega al ristorante Fossati, alla Canonica di Triuggio". La memoria torna alla vita in famiglia. "Ricordo i Natali a casa, allestiva personalmente tutto come in un teatro, il presepe con i ruscelletti e tutti i personaggi, le luci, il muschio, le decorazioni".

E adesso? "Nel 2015, nel decennale della sua morte, ho dato vita a una Fondazione, assieme a mia figlia Greta, per ricordarlo, per raccogliere i pubblicizzare i suoi libri e il suo archivio storico, abbiamo aperto una Scuola di alto perfezionamento per canto lirico e moderno a Triante".