
Nato nel 1827 per fare esercitare le truppe di stanza in città, ha raccontato l’evoluzione del territorio
Primo quarto dell’Ottocento, Napoleone è ormai caduto da un pezzo e in Lombardia comandano gli Austriaci. La Brianza fa parte del Regno Lombardo-Veneto e a Monza sono stanziate le truppe del suo 55° Reggimento. Sono anni caldi, sono anni difficili. E tutti quei soldati di stanza in città non possono starsene con le mani in mano. Hanno bisogno di esercitarsi. Ed è allora, nel 1827, che la municipalità di Monza decide di acquistare un terreno per farci un “Bersaglio” e consentire alle truppe di esercitarsi con le armi da fuoco. Lo spazio non manca, e il 10 maggio il Comune si compra un terreno, in un tratto di strada abbandonato ai confini con Lissone, fra via della Birona e l’attuale via Boito. Tale Giosuè Mariani ci costruisce il primo “Bersaglio” della città, nonostante le proteste dei lissonesi, preoccupati che qualche proiettile vagante possa mettere a repentaglio la vita dei contadini. È il primo dei tre “Bersagli” o campi di tiro della storia di Monza. Trascorre una trentina d’anni ed è il 1859 quando, al termine della Seconda guerra di Indipendenza, la Lombardia viene assegnata ai vincitori, i piemontesi del Regno di Sardegna. Non ci sono più le truppe austriache in città, ma ci sono altri soldati e civili interessati a sparare. La gestione del Bersaglio è nelle mani del Comune di Monza, in completa autonomia. E a venire a esercitarsi, ora che le truppe austriache sono state sloggiate, sono gli stessi cittadini monzesi. Ai Monzesi piace sparare, i personaggi più influenti ci tengono parecchio e alcuni frequentatori abituali del Bersaglio decidono di fondare una Società di Tiro a Segno. A capeggiarli è il Conte Alessandro Porro Schiaffinati, e decidono di costruirsi un nuovo Bersaglio privato, su un terreno più vicino al centro. Lo individuano in un terreno fra via Magenta e via Pavoni, dove oggi sorge l’Istituto degli Artigianelli. Per le spese necessarie, in parte coperte dal Comune e in parte da sottoscrizioni private, vengono emesse 100 azioni da 25 lire cadauna. Per rientrare dei costi, bisogna piazzarne almeno 60, ma le cose vanno meglio del previsto. Sono anni di grande patriottismo, l’Unità d’Italia e il Risorgimento sono nei cuori di tutti e di azioni ne vengono vendute addirittura 200. Nasce la Società Consorziale per il Tiro a Segno sotto il nome di Società dei Carabinieri Monzesi. Si comincia subito la costruzione del campo di tiro. Primo presidente è, ovviamente, il Conte Schiaffinati. Lo scopo della società è messo nero su bianco: addestrare il popolo al tiro al bersaglio e sviluppare lo spirito militare in vista delle necessità belliche e di autodifesa del neonato (1861) Regno d’Italia. A inaugurare il Bersaglio, il 24 marzo 1862, è niente meno che Giuseppe Garibaldi, a cui viene consegnata copia manoscritta del primo Statuto. C’è un documento del 22 marzo 1862 a raccontarlo, grazie alle ricerche di Valentino Baio, storico dirigente al Tiro a Segno, che ne ha tracciato la storia. I Monzesi sono invitati all’inaugurazione solenne: “Cittadini. Nell’intendimento di presentare al Generale GARIBALDI nella di lui prossima venuta gli azionisti promotori del Bersaglio che va ad instituirsi in Monza invita tutti coloro che amano essere annoverati fra i Socii a sollecitamente presentarsi per la firma di quelle azioni che credono di acquistare sia come socii fondatori, sia come socii annuali…. Porgeranno così a quell’EROE novella prova dello spirito generoso di questa popolazione in tutto ciò che mira alla salute e grandezza della Patria”. Nel 1865 la Società Carabinieri monzesi, per far parte del Tiro a Segno nazionale istituito da re Vittorio Emanuele II, deve cambiare denominazione: da allora in poi si chiamerà “Società di Tiro a Segno Mandamentale di Monza”. Il 17 giugno 1867 il cavalier Uboldi De Capei cede gratuitamente al Comune un’area per ampliare il Bersaglio. Via Pavoni è poco più che un sentiero che collega la piazza del Bersaglio alla strada vicinale per Triante (oggi via Cavallotti) e nel 1872 viene ampliata per facilitare il suo accesso. Il Bersaglio funziona che è una meraviglia: ci si organizzano corsi di tiro per i chiamati o richiamati alle armi, gare di tiro, anche scopo benefico per le popolazioni colpite da calamità. Col passare degli anni stabilimenti industriali e artigianali, i cappellifici soprattutto, si stanno però diffondendo e si rende necessario spostarsi ancora, in una zona più periferica. La scelta per un nuovo poligono ricade sulla zona di via Torneamento, alla Cascina Bovati. Si realizza un lungo viale alberato per allegarsi più agevolmente alla Villa Reale. Il nuovo poligono viene ultimato nel 1898. Un manifesto in vista dell’inaugurazione invita i Monzesi a iscriversi. I soldatii hanno un libretto fornito dal Distretto militare in cui vengono riportati presenze e risultati.Nel 1928 si è costretti a sospendere l’attività per due anni: le case si stanno avvicinando e occorre mettere al riparo gli abitanti da colpi sfuggiti ai tiratori. Col Fascismo la Società Mandamentale si trasforma in Sezione del Tiro a Segno Nazionale. Non c’è più autonomia, anche politicamente nel Consiglio direttivo entrano uomini della milizia. Terminata la Seconda guerra mondiale, cambia tutto. Per il suo trascorso politico anche il custode, ultimo rimasto del vecchio Tiro a Segno, viene arrestato (aveva aderito alla Repubblica di Salò) e internato in un campo di concentramento. Verrà poi rilasciato non avendo trovato nulla a suo carico. Il Consiglio direttivo del Poligono viene comunque commissariato e sostituito da un Consiglio provvisorio. Ormai torna piano piano tutto alla normalità, l’Italia cambia volto ma nel 1981 viene ribadito per legge l’obbligo, per chi presta servizio armato, di iscriversi a una sezione di tiro a segno nazionale e di superare ogni anno un corso.